Portare
la luce e la risata in prima linea
L'esperienza di "Pagliacci
senza frontiere" in Kosovo
di Moshe Cohen - Mr. Yoowho
Rapporto
sulla missione che si è
svolta dal 13 agosto al 3 settembre
scorsi. Il progetto è stato
realizzato da "Pallassos
sin fronteras" (PSF) in collaborazione
con le associazioni "Medici
senza frontiere" (MSF) a
Gjakova (12 giorni) e Save the
Children a Prizren (8 giorni).
A Prizren ho portato il mio spettacolo
in varie situazioni, incorporando
degli sketch che parlassero del
problema delle mine. A Gjakova
l’obiettivo era aiutare i bambini
a superare lo stress post-traumatico
della guerra. Si tratta in realtà
di un progetto di sei mesi di
PSF (Pallassos sin fronteras)
da attuare all’interno della struttura
di MSF (Medici senza frontiere)
che prevede l’impiego di arte
terapia e di ergo terapia per
aiutare i bambini a lavorare con
la loro paura, rabbia, odio e
qualsiasi altra ferita abbiano
ricevuto. Nell’arco di sei mesi,
quattro gruppi di clown si recheranno
a Gjakova per fare spettacoli
nelle scuole e in tutte le altre
situazioni in cui si sta svolgendo
il programma. Ogni gruppo offrirà
dei seminari in base alle proprie
prerogative. Io sono stato il
primo clown ad andare.
Pepe Viguela, un famoso clown
di Madrid che si esibisce di solito
con una chitarra, una sedia e
una scaletta, è arrivato
in Kosovo una settimana dopo di
me e a Prizren proprio poco prima
che io partissi. In brevissimo
tempo siamo riusciti a costruire
insieme quattro spettacoli che
sono andati benissimo.
Il Kosovo è la zona di
conflitto secondo me più
difficile tra quelle che ho visitato,
e la situazione a Gjakova è
ancora peggiore. Abbiamo dovuto
viaggiare molto per fare i diversi
spettacoli, spesso servendoci
del camion di PSF che originariamente
era partito da Barcellona per
andare nei campi profughi in Albania
dove due di noi avevano lavorato
negli ultimi due mesi e mezzo.
Abbiamo lavorato sodo per una
settimana, sotto un gran caldo,
per la gioia di tante persone.
Alcuni spettacoli sono terminati
in un caos completo per l’estrema
eccitazione dei bambini, altri
sono stati caldi e teneri. Abbiamo
partecipato alle cerimonie per
l’inaugurazione di alcune "aree
sicure", cioè cortili
scolastici appena sminati. Spesso
abbiamo ascoltato i bambini intervenire
con discorsi fervidi e pieni di
parole come ‘massacro’ e ‘vittima’
a cui seguivano canti patriottici.
La misura di sicurezza che mi
fu data la prima notte fu... l’asfalto.
E per tre settimane le belle colline
ondulate e i ripidi declivi delle
montagne albanesi mi sono apparsi
seducenti, ma proibiti. Prizren
comunque era sicura: la vita in
città scorreva quasi tranquilla
e il piccolo centro storico era
pieno di giovani che la sera affollavano
i bar e i caffe e le strade erano
piene di animazione.
Gjakova è stata un’esperienza
molto diversa dove la sede di
Medici senza frontiere era un’oasi
nella parte vecchia della città
completamente distrutta. Le macerie
erano state tolte e tutto ciò
che restava in piedi delle case
erano i muri laterali e posteriori.
I buchi anneriti dove prima c’erano
le finestre punteggiavano il paesaggio.
Il giorno di mercato, il lunedì,
i commercianti esponevano su bancarelle
davanti ai negozi mentre a Prizren
tutti i negozi sulle strade principali
avevano le vetrine intatte e piene
di merci.
Lavorare sotto l’ombrello di una
struttura ben equipaggiata come
Medici senza frontiere è
stata un’esperienza molto diversa
dalle solite missioni di Pallassos
sin fronteras. Una flotta di sei
fuoristrada Toyota e altri mezzi
con la trazione sulle quattro
ruote, autisti del posto, segretari
e interpreti: tutto questo per
aiutare una squadra di sette persone,
ciascuna delle quali aveva un
grosso walkie talkie o usava una
radio con un raggio di 20-40 chilometri
per restare in contatto. Venivo
accompagnato per i miei spettacoli
e al ritorno chiamavo per radio.
Il lavoro a Gjakova (40.000 abitanti)
è stato molto soddisfacente
ma assai impegnativo. Gli spettacoli
si sono tenuti nelle scuole elementari
che dovevano ancora iniziare.
La radio locale trasmetteva degli
annunci per dare gli appuntamenti.
In alcune scuole ho recitato per
forse 100 bambini mentre in altre
mi sono trovato sommerso tra 3-400
bambini. Il mio ultimo spettacolo
in Kosovo insieme a Pepe l’abbiamo
fatto nel Teatro Comunale con
ingresso gratuito per tutti limitato
solo dalla capienza del locale
(605 posti). È stato uno
spettacolo molto vivace e ha avuto
un’ottima accoglienza nonostante
il palcoscenico alla fine sia
stato invaso dai bambini.
OSPEDALI.
Le finte visite mediche che ho
fatto come Dr. Yoowho nell’ospedale
di Gjakova sono state accolte
con grande entusiasmo sia dai
pazienti che dal personale. Durante
tutta la durata della mia permanenza
abbiamo fissato delle regolari
visite quotidiane; nel reparto
pediatrico mi sono esibito in
uno spazio all’aperto con i bambini
seduti su delle piccole seggioline
di legno e i parenti e gli infermieri
tutti in piedi in cerchio. Finito
lo spettacolo sono andato in tutte
le camere e nel reparto riabilitazione
dove erano ricoverati pazienti
colpiti dalle mine e che avevano
subìto delle amputazioni.
Per le condizioni di degrado in
cui versava l’ospedale – dopo
i furti di tutto il materiale
sanitario da parte dei serbi –
le visite del dottore-clown sono
sembrate cruciali per la salute
mentale dei giovani pazienti.
L’ospedale non aveva nessun programma
specifico per i bambini.
SEMINARI.
Come parte integrante del programma
di intervento, ho lavorato con
un terapeuta per realizzare una
serie di seminari indirizzati
ad alleviare lo stress post-traumatico
e per intervenire a livello di
prevenzione per la salute mentale
dei bambini.
Il lavoro si è incentrato
su una combinazione di esercizi
derivati dal Qi-Gong, dal lavoro
corporeo da mimo con altri esercizi
di movimento per clown elaborati
da me. In primo luogo ci siamo
indirizzati agli insegnanti. In
una serie di incontri che si sono
tenuti nel tardo pomeriggio nella
sede di Medici senza frontiere
abbiamo puntato allo sviluppo
di metodi sicuri per esprimere
alcune delle emozioni molto difficili
derivate dalla guerra, utilizzando
sia l’espressione corporea che
verbale. Agli insegnanti abbiamo
offerto anche delle tecniche da
mimo per permettere loro di condurre
dei laboratori di fiabe. Il programma
sottolineava l’importanza dell’equilibrio
fisico e, con il Qi-Gong, un senso
di armonia. Ho aperto e concluso
gli incontri con un cerchio rituale.
Insieme agli insegnanti abbiamo
poi fatto tre incontri coi bambini
nel cortile esterno della scuola
che era molto grande. I bambini
sono rimasti tutti molto coinvolti
ed entusiasti del seminario. Molti
vicini, sentendo 120 bambini che
ululavano come lupi alla luna,
sono accorsi per guardare da sopra
la recinzione che cosa stava succedendo.
CONCLUSIONE.
La presenza di clown in Kosovo
è stata, è e sarà
una risorsa per generare un ambiente
positivo per i bambini e i loro
genitori. Il progetto a lungo
termine a Gjakova, il primo nella
storia di Pagliacci senza frontiere,
rappresenta una nuova direzione
di lavoro, al fine di alleviare
le tensioni psicologiche derivate
dalla guerra. Ci si chiede se
e quando l’umanità troverà
mai un modo per creare l’armonia
sul nostro pianeta. Al momento
sembra solo un sogno illusorio.
Tuttavia non ho dubbi che spingere
verso la luce e la risata rimane
il miglior sentiero disponibile
per portare lo humor nella prima
linea del momento.
Moshe Cohen negli ultimi venticinque
anni ha portato il suo spettacolo,
Mister Yoowho show, in 25 paesi.
Clown, giocoliere, mimo prestigiatore,
musicista, il suo lavoro si basa
anche sullo studio del teatro
giapponese kyogen e della danza
buto. Dirige un collettivo di
clown nell’area di San Francisco,
Clown Conspiracy, ed è
il rappresentante per gli Stati
Uniti di Pagliacci senza frontiere.
540 Alabama #215 - San Francisco,
CA 94110
http://infinex.com/~yoowho
Pallassos sin fronteras (Pagliacci
senza frontiera)
L’associazione fu fondata dal
clown catalano Tortell Poltrona
nel 1993 dopo una sua esibizione
in un campo profughi croato. La
sede centrale è a Barcellona,
ma esistono gruppi affiliati anche
in Francia, Svezia, Messico e
negli Stati Uniti. Nel corso di
questi anni sono stati fatti interventi
nei seguenti paesi: Algeria (rifugiati
Saharawi), Brasile (bambini di
strada), Chiapas, Columbia, Cuba
(rifugiati di Chernobil), El Salvador,
ex Yugoslavia (Bosnia, Croazia
e Serbia), Guatemala, Honduras,
Kenya (rifugiati somali) Kosovo,
Nepal (rifugiati del Tibet e del
Bhutan), Nicaragua, Palestina,
Romania (bambini di strada).
Pallassos sin fronteras
Passatge prunera, 3 - 08004 Barcelona
www.clowns.org