PROGETTO ALICE
di Valentino Giacomin
"Dobbiamo preparare la lettera di Natale per i nostri amici" mi ha
detto Luigina appena arrivata dall'Italia.
"Come? È già ora?" Mi sono meravigliato.
È proprio vero. Un altro anno è volato via e siamo al nuovo appuntamento,
anche se qualche amico deve ancora ricevere gli auguri del Natale 2000, a causa
del lungo sciopero delle poste indiane!
Quest'anno è stato caratterizzato da, come dire?, emozioni forti. L'inizio
della scuola superiore; l'apertura di due nuove scuole (Sarnath e Bodhgaya);
l'acquisto di un terreno per il progetto agricoltura biologica, il completamento
del Centro Salute; la pubblicazione di numerosi libri sulla filosofia del Progetto
Alice; il debutto del gruppo teatrale dei ragazzi della serale; infine, la tensione
derivante dalla guerra in Afghanistan.
Ma in questa news-letter, quest'anno, vorremmo presentare l'altra faccia dell'India
e anche della nostra scuola. Come si sa, ogni realtà ha sempre due aspetti,
due polarità: luci ed ombre, giorno e notte, bene e male, positivo e
negativo. Noi siamo convinti che servano entrambe queste polarità per
il progresso e l'evoluzione. Quindi dobbiamo essere abbastanza maturi da saper
accettare non solo le vittorie ma anche le sconfitte. Parlare soltanto dei successi
di un progetto sarebbe come scegliere solo una faccia della moneta, il che renderebbe
poco credibile il progetto stesso. Un qualsiasi percorso (soprattutto nel settore
dell'educazione) è fatto di fasi diverse dove si alternano conquiste
e perdite, avanzamenti e regressioni, passi in avanti e retromarce. Ecco, quest'anno
crediamo di sentirci sufficientemente forti per poter guardare e condividere
con voi, amici, le zone d'ombra del nostro cammino. Per entrare in quelle ombre
ci vogliono onestà e coraggio, ma ne vale la pena. Noi, ad esempio, abbiamo
scoperto, proprio grazie a quelle ombre, aspetti nuovi del Paese in cui viviamo;
ci siamo scontrati con dinamiche esistenti all'interno dei villaggi che ci erano
sfuggite in tutti questi anni, limitando il nostro intervento educativo (a causa
dell'ignoranza di queste variabili).
Secondo le credenze popolari, per me, il 2001, avrebbe dovuto essere un anno
di crisi e mi ero preparato al peggio.
"Ti stai avvicinando ai sessanta - mi aveva avvertito il saggio presidente
della nostra società - e le interferenze aumenteranno sia per te che
per la scuola".
Mi ha detto questo quando sono andato a confidargli le mie preoccupazioni per
il comportamento di alcuni studenti adolescenti della scuola superiore.
"Come sarà il prossimo futuro?" Ho chiesto.
"Peggiorerà!" Ha risposto l'anziano presidente, dopo aver pregato
e girato alcune volte il suo rosario.
Alcuni giorni dopo, ho visto arrivare un gruppo di uomini guidati dal capo-villaggio,
seri e con l'aspetto da talebani arrabbiati. "Guai in vista", ha commentato
Moira, una volontaria trevigiana.
Aveva ragione Moira. I... talebani avevano organizzato il corteo per protestare
contro l'implicazione di uno studente (appartenente al loro stesso villaggio)
in un furto.
"Che cosa fate voi quando subite un furto?" Ho chiesto al capo-delegazione.
"Andiamo dall'ojiha per scoprire il ladro" ha risposto. (Ojiha
per gli indiani è una specie di indovino che, praticando certi riti,
riesce a vedere nel passato e a leggere i pensieri delle persone).
"È esattamente quello che ho fatto io" ho risposto. "
E l'ojiha ha indicato il nome di un ragazzo del vostro villaggio".
Per la verità l'indovino non solo aveva fatto il nome del colpevole ma
aveva anche assicurato che avrebbe recitato dei mantra per costringere il ladro
a restituire il maltolto.
"No, grazie, la salute mentale di un nostro studente vale di più
di quanto abbiamo perduto" ho risposto.
"Se volete, posso costringerlo a restituire la refurtiva" ha insistito
l'ojiha.
I nostri insegnanti ci hanno spiegato poi che esistono delle pratiche segrete
capaci addirittura di far ammalare seriamente una persona. Dopo molti anni di
permanenza in India, ho scoperto da poco nuovi aspetti di questo misterioso
Paese; una tradizione esoterica che farebbe sorridere Piero Angela, tutto preso
com'è dal suo fanatismo scientifico, dalla sua fede nella ragione e nella
sperimentazione scientifica per spiegare ogni cosa. No, non si può spiegare
tutto con la razionalità. Ci sono altri aspetti della nostra mente che
vano oltre la ragione: l'intuizione, ad esempio, e il silenzio del pensiero,
dove la mente non insegue formule chimiche né si perde dietro a calcoli
matematici, ma semplicemente si rilassa, come un mare senza onde. Piero Angela
annegherebbe in questo mare calmo, perché si identifica con le onde.
Senza onde, non può navigare!
Ci dilunghiamo su questi concetti per farvi comprendere la filosofia che sta
alla base della nostra ricerca educativa. Spesso, infatti, Luigina incontra
persone che non hanno le idee chiare su quello che stiamo facendo qui. Pensano
che siamo come dei missionari laici, dei volontari coinvolti in uno dei tanti
progetti di assistenza e aiuti ai Paesi del Sud del Mondo. Non è del
tutto vero. Siamo impegnati in una ricerca che è stata iniziata nella
scuola pubblica, in Italia, più di venti anni fa, e viene ora continuata
qui, in India e in altri paesi. È vero che questi ragazzi ricevono un
grosso aiuto dal nostro intervento, ma è anche vero che, indirettamente,
stanno collaborando ad un'importante ricerca educativa che tenta di risolvere
alcuni dei problemi del nostro tempo. Aiutarli, significa aiutare noi stessi,
i nostri figli, e, forse, la scuola di domani. Bisogna non dimenticare che tutto
il materiale usato da Luigina nei suoi corsi di aggiornamento per insegnanti,
deriva dal lavoro e dall'esperienza di questi anni di attività, prima
in Italia e poi in India.
La storia dell'ojiha che "vede" il ladro ed è capace
di dirne il nome e perfino l'indirizzo, dopo averlo descritto fisicamente, ci
offre lo stimolo per spiegarvi perché il Progetto Alice è così
importante e diverso da molti altri metodi educativi. Noi, a differenza di Piero
Angela, accettiamo sia lo scienziato e i suoi metodi di ricerca che la medicina
omeopatica (definita "acqua fresca" dal famoso conduttore televisivo);
il laboratorio e il Tempio, la fisica e la metafisica, la razionalità
e l'irrazionalità, perché crediamo nel valore dell'unità
degli opposti e della loro trascendenza.
In Oriente, oggi, ci sono molti "Angela", soprattutto tra i politici
che cercano di dividere il mondo in due: i buoni (gli orientali, naturalmente)
e i cattivi (noi, gli occidentali corrotti, immorali, egoisti... e chi più
ne ha ne metta). Il risultato di questa frattura è drammatico; la disintegrazione
della società e delle personalità. La divisione, è facile
intuirlo, non può portare pace. Di qui, la base della nostra pedagogia:
educazione all'unità, all'integrazione delle polarità e al loro
superamento.
In questo contesto, anche i problemi e gli insuccessi assumono una valenza diversa
se li guardiamo in una prospettiva di integrazione, cioè di accoglienza
e non rifiuto.
Mi viene in mente una storia che ho riportato in uno dei libri pubblicati quest'anno per la nostra scuola.
Edison sperimentò
migliaia di diversi tipi di materiale per le sue lampadine.
Doveva trovarne uno che non si consumasse con il calore. Dopo moltissime prove
e fallimenti, il suo assistente disse disperato: "Abbiamo lavorato per
niente! Non siamo riusciti ad ottenere nulla, dopo tanta fatica!"
Edison rispose:
"Oh, abbiamo fatto moltissima strada invece, e abbiamo imparato un sacco
di cose. Ora sappiamo che tutti questi elementi non si possono usare per far
funzionare una lampadina".
Imparare dall'errore.
L'errore come maestro e, quindi, come parte del processo di crescita. Perciò,
in questa lettera di Natale e di auguri, abbiamo scelto di parlare delle nostre
ombre: lo studente che ruba i soldi di una volontaria con la complicità
dei genitori; la ragazza che trasgredisce il codice morale della scuola, flirtando
con un ex alunno; gli strumenti musicali danneggiati da un ignoto contestatore
della scuola; un adolescente della media che da un mese si tiene incollato in
testa il berretto anche durante le ore di lezione, come sfida alla pazienza
degli insegnati...
Siamo sicuri che i genitori con i figli teenagers capiranno questo tipo
di problemi. Coerenti con la nostra filosofia, non nascondiamo questi problemi,
ma cerchiamo di guardarli e studiarli, tentando di comprendere, senza drammatizzare.
Stiamo scoprendo molte variabili che non erano state previste quando iniziammo
questo progetto educativo: ad esempio, il radicamento profondo del sistema delle
caste, che sembrano essere state assorbite nel sangue delle persone (e dei nostri
studenti) con il latte delle madri, diventando parte della loro identità
nel bene e nel male.
Noi siamo per il rispetto e il recupero delle tradizioni, ma ovviamente, non
tutto ciò che si riferisce al passato è buono. Questo vale soprattutto
nel caso delle caste dei Brahmini, che proibivano agli intoccabili di entrare
nel Templi, oppure di alcune caste di intoccabili specializzate oltre che nel
lavoro di pulizia anche nei lavoretti, come dire?, sporchi, quali furti e rapine.
Ci stiamo accorgendo, sulla nostra pelle, di quanto sia difficile per certi
villaggi l'abbandono delle vecchie... cattive abitudini. Una difficoltà
in più per il nostro lavoro.
Ancora una considerazione. Bisogna avere il coraggio di accettare un'altra realtà:
non tutti i poveri sono "beati in ispirito", anche se questa affermazione
rischia di distruggere il mito del povero buono e felice. Noi, per la verità,
siamo stati forse poco fortunati, perché non abbiamo incontrato molti
poveri buoni e felici. Non sempre i figli dei poveri sono più felici
dei ricchi. Al contrario, i figli dei poveri e quelli delle caste più
umili presentano spesso seri problemi nell'area socio-affettiva e, a volte,
anche deficit intellettivi (a causa della malnutrizione e per carenze di stimoli
culturali). Tutto questo smentisce il luogo comune secondo cui i bambini indiani
sarebbero predisposti alla meditazione, all'introspezione, alla pace e alla
non violenza, quasi a voler dire che il successo del Progetto Alice è
stato favorito dall'ambiente socio-culturale scelto dai ricercatori. La nostra
esperienza ci permette di affermare che non esiste sostanziale differenza tra
i bambini italiani e quelli che frequentano la nostra scuola, a parte gli svantaggi
di partenza di quest'ultimi.
In questa nuova fase della nostra ricerca stiamo tentando di integrare tutti
gli aspetti positivi del nostro lavoro (il successo scolastico; la quasi totale
mancanza di violenza e aggressività tra gli studenti; il clima di serenità
all'interno della scuola; l'eccezionale capacità di attenzione e memoria
degli alunni; la socializzazione...) con quelli spiacevoli (che abbiamo già
menzionato), per cercare se è possibile di andare oltre (le caste, le
cattive abitudini del passato e gli stessi successi) per trovare nuove sintesi
e una nuova identità.
Forse questa ricerca di una nuova identità e di un modello diverso di
vita non riguarda solo i nostri studenti, vittime di condizionamenti socio-culturali
in negativo, ma coinvolge ognuno di noi, soprattutto dopo la grande paura dell'11
settembre. La traumatica esperienza in America, di terrorismo prima e della
guerra poi, ha sconvolto per diverse settimane la vita del mondo e anche delle
nostre scuole.
L'augurio per il Natale 2001 è che noi tutti possiamo leggere in positivo
i drammatici eventi della storia recente: la macrostoria (che coinvolge le grandi
potenze della Terra) e la microstoria (che ha come protagonista il nostro studente
ladro e ognuno di noi). Possa questa lettura obiettiva e senza giudizi aiutarci
ad andare oltre la vendetta, la rabbia, l'egoismo, per rinascere come... quel
Bambino di tantissimi anni fa.
Sarnath, 20 novembre 2001
In India:
Universal
Education School
Sarnath, Varanasi
U.P. India
E-mail: v_giacomin@hotmail.com
Web: www.aliceproject.com
In Italia:
Luigina de
Biasi
Via Driovilla, 2
31050 Miane (Tv)