CAMBOGIA
Al di là
del cielo
Aiutare la Cambogia ascoltandone la gente.
Intervista di Cristiana De Bernardis a Pierangelo Francia delle Edizioni Sankara
Conosciamo Pierangelo e il suo impegno per la Cambogia con Mani Tese da molti
anni e così quando abbiamo saputo che finalmente il libro "Al
di là del cielo. La forza di un ragazzo nel dramma cambogiano"
scritto dal cambogiano Meas Nee, era stato pubblicato gli abbiamo chiesto di
presentarlo su Buone notizie.
Due anni fa ha dato vita a una casa editrice, Edizioni Sankara, che vuole essere
un omaggio a Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso dal 1983 al 1987 e
questo è il secondo libro che pubblica.
D: Allora
come mai questo libro?
R: Lo scorso anno sono stato in Cambogia con Mani Tese, un'organizzazione
non governativa con la quale collaboro ormai da una decina di anni. In Cambogia
Mani Tese lavora dal 1980 quando ancora non vi erano associazioni italiane sul
territorio. Lì un membro di un'associazione locale aveva scritto questo
libro, lo abbiamo preso e da lì è nata la scommessa.
D: In che
senso?
R: Beh come sai i libri non commerciali non li vuole pubblicare nessuno.
Ho girato un po'. Sono andato perfino a Parigi in una casa editrice "alternativa"
per vedere se erano interessati ad una versione francese. Niente, solo porte
in faccia. Così ho deciso di pubblicarlo io, mettendo su una casa editrice
autofinanziata.
D: Leggendo
la versione originale cosa ti ha convinto del libro?
R: Meas Nee non si piange addosso. Ripercorre la sua vita dall'infanzia
ricordando quando andava a raccogliere le uova la mattina presto per la colazione
o quando andava a raccogliere rane nello stagno vicino casa. Poi sono arrivati
gli sconfinamenti vietnamiti, i B52 americani, i khmer rossi e Pol Pot. Ma lui
cerca di non essere mai cruento. In questi ultimi mesi sono usciti diversi libri
sul genocidio cambogiano, ma ogni scrittore si sofferma con particolari anche
agghiaccianti sulle violenze e le torture dei khmer rossi. Tanto che addirittura
negli Stati Uniti la comunità cambogiana capitanata dall'Istituto di
cultura cambogiana in California ha preso le distanze da uno di questi testi
considerandolo menzognero e "un'offesa al popolo cambogiano".
D: Forse
con gli anni si tendono ad enfatizzare le esperienze negative vissute colorandole
un po'.
R: Sì certo, il problema è che qui c'è gente che
è morta, un milione e mezzo. Quindi comprendo la rabbia dei sopravvissuti
di fronte a pagine a volte menzognere! Meas Nee cerca di non parlare di scuole
dove si torturava, anche perché spiega che loro trovandosi in un villaggio
non erano al corrente di quello che succedeva in altri posti della Cambogia,
e poi annientati dalla repressione psicologica non avevano la forza di capire
né di chiedersi come mai tanta gente spariva. Lui lavorava tutto il giorno
come tutti gli altri nei campi per cose spesso inutili.
D: Ho letto
in una nota del libro che Pol Pot faceva costruire opere di idraulica, come
i canali per l'irrigazione, che però non avendo alla base progetti di
ingegneria di frequente convogliavano l'acqua nel senso contrario a quello voluto.
R: Ci sono state addirittura dighe costruite e sfaldatesi dopo poco tempo.
E tutte queste opere naturalmente hanno contribuito a distruggere il paese modificandone
i corsi dei fiumi e distruggendone i raccolti. Tuttavia quello che più
mi ha sorpreso è stato il racconto dei campi profughi. In realtà
nessuno parla di quello che erano i campi ai confini con la Cambogia. Meas Nee
dice addirittura che ne ha un ricordo peggiore rispetto al periodo di Pol Pot.
D: Contavano
i profughi bastonandoli!
R: Per fortuna la forza di Meas Nee è incredibile, e questo mi
ha attratto del libro. Lui non se ne va negli U.S.A., resta in Cambogia e decide
che innanzitutto si deve riprendere la consapevolezza di sé perduta da
anni di annientamento psicologico, e poi deve fare qualcosa per la sua gente.
Così dà vita a un'associazione: Krom Akphiwat Phum, che in italiano
significa "il gruppo che sviluppa il villaggio", perché è
proprio nei villaggi che si deve partire per ricostruire quel tessuto sociale
completamente distrutto. La sua filosofia è quella di aiutare senza imporre,
come invece noi occidentali tendiamo a fare. Noi andiamo nel paese e costruiamo,
progettiamo, senza comunicare con la gente del posto, con le associazioni locali
per capire cosa veramente c'è da fare, quali sono le priorità.
Pensa, ti dico una cosa che non dovrei dirti. Per anni, da quando Mani Tese
ha preso contatti con KAWP, i membri non hanno mai chiesto soldi, hanno detto
che bisognava prima riavvicinare la gente dei villaggi, poi si potevano fare
progetti diciamo così "più impegnativi".
D: Bella
lezione questa per chi lavora nel non profit.
R: Sì, è una gran bella lezione questa. Mi piacerebbe che
questo libretto venisse adottato in qualche scuola media. Perché dobbiamo
insegnare ai bambini che non sono gli occidentali ad essere i migliori e che
ognuno ha i propri tempi. Bisogna rispettare le esigenze altrui, non imporre.
Ci piaceva completare il racconto aggiungendo un'immagine dei monaci buddhisti.
Danno forza.
Meas Nee,
"Al di là del cielo", Edizioni Sankara Via Leon Pancaldo, - 00147 Roma. E mail: sankara@tin.it Euro 7,75 |
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