Cari amici, vorrei
dirvi come pratico io quando mi arrabbio. Durante la guerra in Vietnam, c'erano
molte ingiustizie, e furono uccise molte migliaia di persone, fra cui molti
miei amici e discepoli. Ero molto arrabbiato. Una volta venni a sapere che la
città di Ben Tre, una città di trecentomila abitanti, era stata
bombardata dall'aviazione americana solo perché alcuni guerriglieri erano
scesi in città e avevano cercato di abbattere gli aeroplani americani.
I guerriglieri non ebbero successo, e dopo quel tentativo se ne andarono. E
la città fu distrutta. In seguito il militare che si era reso responsabile
di ciò dichiarò che aveva dovuto distruggere la città per
salvarla. Ero molto arrabbiato.
Ma a quel tempo ero già un praticante, un solido praticante. Non dissi
nulla, non feci nulla, perché sapevo che agire o dire cose mentre si
è arrabbiati non è saggio. Può creare molta distruzione.
Tornai a me stesso, riconoscendo la mia rabbia, abbracciandola, e guardai profondamente
nella natura della mia sofferenza.
Nella tradizione buddhista abbiamo la pratica del respirare e camminare in presenza
mentale allo scopo di generare l'energia della presenza mentale. È esattamente
con questa energia che possiamo riconoscere, abbracciare e trasformare la nostra
rabbia. La presenza mentale è il tipo di energia che ci aiuta a essere
consapevoli di ciò che sta avvenendo dentro di noi e intorno a noi, e
tutti possono essere in presenza mentale. Se bevete una tazza di tè e
sapete che state bevendo una tazza di tè, questo è bere in presenza
mentale. Quando inspirate e sapete che state inspirando, e concentrate la vostra
attenzione sull'inspirazione, questa è la consapevolezza del respiro.
Quando fate un passo e siete consapevoli che state facendo un passo, questo
si chiama consapevolezza del camminare. La pratica basilare nei centri Zen,
nei centri di meditazione, è quella di generare la presenza mentale in
ogni momento della vita quotidiana. Quando siete arrabbiati, siete consapevoli
di essere arrabbiati. Poiché avete già in voi l'energia della
presenza mentale creata dalla pratica potete averne a sufficienza per riconoscere,
abbracciare, guardare in profondità e capire la natura della vostra sofferenza.
Io riuscii a capire la natura della sofferenza in Vietnam. Vidi che non solo
i vietnamiti, ma anche gli americani soffrivano durante quella guerra. Il giovane
americano mandato in Vietnam per uccidere ed essere ucciso era sottoposto a
molta sofferenza, e la sofferenza continua ancora oggi. La famiglia soffre,
e anche la nazione. Potei vedere che la causa della nostra sofferenza in Vietnam
non erano i soldati americani. Era una politica non saggia. Era un equivoco.
Era la paura che stava alla base della politica.
Molti in Vietnam si diedero fuoco per chiedere che la distruzione cessasse.
Essi non volevano provocare dolore ad altri, ma prendere il dolore su di sé
per diffondere il loro messaggio. Ma il rumore degli aerei e delle bombe era
troppo forte. Poche persone al mondo furono in grado di sentirci. Così
decisi di recarmi in America per invocare la cessazione della violenza. Era
il 1966 e per questo motivo mi fu poi impedito di fare ritorno in patria. Da
allora, dal 1966, vivo in esilio.
Ho potuto vedere che non è l'uomo il vero nemico dell'uomo. Il vero nemico
è l'ignoranza, la discriminazione, la paura, l'avidità, e la violenza.
Non odiavo il popolo americano, la nazione americana. Venni in America per sollecitare
quel guardare in profondità che avrebbe consentito al vostro governo
di rivedere la sua politica. Ricordo che incontrai il Ministro della Difesa
Robert Mac Namara. Gli dissi la verità circa la sofferenza. Egli si trattenne
con me a lungo e mi ascoltò attentamente e io fui molto grato per la
qualità del suo ascolto. Tre mesi dopo, quando la guerra divenne ancora
più intensa, venni a sapere che aveva lasciato il suo incarico.
Odio e rabbia non erano nel mio cuore. Per questo motivo molti giovani del mio
paese mi ascoltarono quando li invitai a seguire il cammino della riconciliazione.
Insieme collaborammo nel dare vita alle nuove organizzazioni per la pace a Parigi.
Spero che i miei amici qui a New York siano capaci di praticare nello stesso
modo. Ho compreso e comprendo la sofferenza e l'ingiustizia, e sento di capire
profondamente la sofferenza di New York, dell'America. Sento di essere anch'io
un newyorkese. Sento di essere un americano.
Quando non siete calmi evitate di agire, non dite nulla: restate disponibili
per voi stessi, centrati in voi stessi. Ci sono modi grazie ai quali possiamo
tornare a noi stessi e praticare così da riscoprire la nostra calma,
la nostra tranquillità, la nostra lucidità. Ci sono modi che possiamo
mettere in pratica così da capire le reali cause della sofferenza. E
questa comprensione ci aiuterà a fare ciò che va fatto evitando
ciò che potrebbe essere dannoso per noi e per gli altri. Prima di proseguire,
pratichiamo la respirazione in presenza mentale per mezzo minuto.
Nella psicologia buddhista, siamo soliti parlare della coscienza in termini
di semi. Abbiamo il seme della rabbia nella nostra coscienza. Abbiamo il seme
della disperazione, della paura. Ma abbiamo anche il seme della comprensione,
della saggezza, della compassione e del perdono. Se sappiamo come innaffiare
il seme della saggezza e della compassione in noi, questi semi si manifesteranno
come energie potenti che ci aiuteranno a compiere un gesto di perdono e compassione.
Ciò basterà a recare un immediato sollievo al nostro paese, al
mondo. Questa è la mia convinzione.
Sono davvero convinto che negli americani ci sia molta saggezza e compassione.
Voglio che siate al vostro meglio quando comincerete ad agire, nell'interesse
dell'America e del mondo. Con lucidità, con comprensione e compassione
vi rivolgerete alle persone che vi hanno provocato così tanto danno e
sofferenza e porrete loro molte domande.
"Noi non comprendiamo abbastanza la vostra sofferenza, potreste parlarcene?
Non vi abbiamo fatto nulla, non abbiamo cercato di distruggervi, non abbiamo
cercato di discriminarvi e non comprendiamo perché ci abbiate fatto questo.
Deve esserci molta sofferenza in voi. Vogliamo ascoltarvi. Può darsi
che possiamo aiutarvi. E insieme possiamo collaborare a costruire la pace nel
mondo." Se sarete solidi e compassionevoli nel dire queste cose, allora
essi vi parleranno della loro sofferenza.
Nel buddhismo parliamo della pratica dell'ascolto profondo, dell'ascolto compassionevole,
un metodo magnifico grazie al quale possiamo ripristinare la comunicazione tra
marito e moglie, tra padre e figlio, tra madre e figlia, tra nazioni. La pratica
dell'ascolto profondo dovrebbe essere assimilata dai genitori, dalle coppie,
così che possano capire la sofferenza dell'altra persona. Quella persona
potrebbe essere nostra moglie, nostro marito, nostro figlio o nostra figlia
Ma anche se abbiamo l'intenzione di ascoltare, molti di noi hanno perso la capacità
di farlo perché c'è molta rabbia e violenza in noi. Altri non
sanno come usare la parola gentile; rimproverano e giudicano in continuazione.
E il loro parlare è molto spesso aspro, amaro. Questo genere di linguaggio
farà sempre esplodere in noi l'irritazione e la rabbia e ci impedirà
di ascoltare profondamente e con compassione. Per questo la semplice intenzione
ad ascoltare non è sufficiente. Abbiamo bisogno di un certo allenamento
per poter ascoltare profondamente e con compassione. Credo che se un padre sa
come ascoltare profondamente e con compassione suo figlio, sarà in grado
di aprire la porta del suo cuore e di ripristinare la comunicazione.
Anche al Congresso e al Senato le persone dovrebbero allenarsi nell'arte dell'ascolto
profondo, dell'ascolto compassionevole. C'è molta sofferenza nel paese,
e in molti sentono che la loro sofferenza non è capita. Per questo i
politici, i membri del Parlamento e del Congresso devono allenarsi nell'arte
dell'ascolto profondo: l'ascolto del loro stesso popolo, l'ascolto della sofferenza
nel paese, perché nel paese c'è ingiustizia, c'è discriminazione.
C'è molta rabbia nel paese. Se possiamo ascoltarci gli uni con gli altri,
possiamo anche ascoltare coloro al di fuori del paese. Molti di questi vivono
nella disperazione, molti soffrono a causa di ingiustizia e discriminazione.
La quantità di violenza e disperazione in loro è enorme. Ma se
come nazione sappiamo come ascoltare la loro sofferenza, già così
possiamo recare un grande sollievo. Essi sentiranno di essere capiti. E già
questo è sufficiente a disinnescare la bomba.
Alle coppie raccomando sempre, quando sono arrabbiati l'uno con l'altra, di
tornare al respiro e al camminare in presenza mentale, di abbracciare la rabbia
e guardare profondamente nella sua natura. Così saranno capaci di trasformare
la loro rabbia, anche in soli quindici minuti o in poche ore. Se non ci riescono,
allora dovranno dire all'altra persona che soffrono, che sono arrabbiati, e
che vogliono che l'altro lo sappia. Proveranno a dirlo in un modo calmo: "Caro
(o cara), soffro, e voglio che tu lo sappia". A Plum Village, dove vivo
e pratico, raccomandiamo ai nostri amici di non tenersi la loro rabbia per più
di ventiquattr'ore senza dirlo all'altra persona. "Caro/a, soffro, e voglio
che tu lo sappia. Non so perché tu mi abbia fatto una cosa simile. Non
so perché tu mi abbia detto una cosa simile." Questa è la
prima cosa che dovrebbero dire all'altra persona. E se non sono abbastanza calmi
per dirlo, possono scriverlo su un foglio.
La seconda cosa che possono dire o scrivere è: "Sto facendo del
mio meglio." Significa: sto praticando per non dire nulla, per non fare
nulla con rabbia, perché so che in questo modo creerei maggiore sofferenza.
Così sto abbracciando la mia rabbia, sto guardando profondamente dentro
la natura della mia rabbia." Dite all'altra persona che state praticando
il trattenere la rabbia, il comprendere la rabbia, allo scopo di scoprire se
per caso quella rabbia proviene da una vostra cattiva comprensione, da una vostra
percezione errata, da una vostra scarsa presenza mentale o da una mancanza di
abilità.
E la terza cosa che potreste volergli o volerle dire è: "Ho bisogno
del tuo aiuto." Generalmente quando ci arrabbiamo con qualcuno vogliamo
fare esattamente l'opposto. Vorremmo dire: "Non ho bisogno di te. Posso
sopravvivere anche per conto mio." "Ho bisogno del tuo aiuto"
significa: "Ho bisogno della tua pratica, ho bisogno del tuo guardare in
profondità, ho bisogno che mi aiuti a vincere questa rabbia perché
soffro." E se io soffro, non è possibile che tu possa essere felice,
perché la felicità non è una faccenda individuale. Se l'altro
soffre, non c'è modo che tu possa essere felice da solo. Così
aiutare l'altro a soffrire meno, a sorridere, farà felice anche te.
Il Buddha ha detto: "Questo è così perché quello è
così. Questo è perché quello è." Le tre frasi
che propongo sono il linguaggio del vero amore. Esso ispirerà l'altra
persona a praticare, a guardare in profondità, e insieme realizzerete
la comprensione e la riconciliazione. Ai miei amici propongo di scrivere queste
frasi su un foglietto e di infilarlo nel portafoglio. Ogni volta che si arrabbiano
con il partner, o con il figlio o la figlia, possono praticare il respiro consapevole,
tirare fuori il foglietto e leggerlo. Sarà una campana di consapevolezza
che dirà loro che cosa fare e che cosa non fare. Le tre frasi sono: "Soffro
e voglio che tu lo sappia." "Sto facendo del mio meglio." "Per
favore, aiutami."
Credo che anche in un conflitto internazionale sia possibile lo stesso genere
di pratica. Perciò propongo all'America di fare lo stesso. Dite a coloro
che ritenete essere la causa della vostra sofferenza che voi soffrite, che volete
che loro lo sappiano, che volete sapere perché vi hanno fatto una cosa
simile, e praticate l'ascolto profondamente e con compassione.
La qualità del nostro essere è molto importante, perché
quella domanda, quell'affermazione non è una condanna, ma il desiderio
di creare una vera comunicazione: "Siamo pronti ad ascoltarvi. Sappiamo
che dovete aver sofferto molto per averci fatto una cosa simile. Forse avete
pensato che siamo noi la causa della vostra sofferenza. Quindi, per favore,
diteci se abbiamo cercato di distruggervi, se abbiamo cercato di farvi oggetto
di discriminazione, affinché possiamo capire. Sappiamo che quando avremo
compreso la vostra sofferenza, potremo essere capaci di aiutarvi." Questo
è ciò che nel buddhismo chiamiamo "parola amorevole"
o "linguaggio gentile"; esso ha lo scopo di creare la comunicazione,
di ristabilire la comunicazione. Una volta che sarà ristabilita la comunicazione,
la pace sarà possibile.
Quest'estate, a Plum Village è venuto un gruppo di palestinesi che ha
praticato insieme a un gruppo di israeliani, erano alcune decine. Abbiamo favorito
la loro venuta offrendo facilitazioni per il soggiorno e abbiamo praticato insieme.
In due settimane hanno imparato a sedersi insieme, a camminare insieme in presenza
mentale, ad apprezzare i pasti in silenzio in comune e a sedere tranquillamente
per ascoltarsi l'un l'altro. La pratica così assimilata ha avuto molto
successo. Alla fine delle due settimane ci hanno dato una notizia davvero meravigliosa.
Una signora ha detto: "Thây, per la prima volta nella mia vita vedo
che la pace in Medio Oriente è possibile." Un altro giovane ha detto:
"Thây, appena arrivato a Plum Village non credevo che Plum Village
fosse qualcosa di reale, perché nella situazione del mio paese si vive
costantemente nella paura e nella rabbia. Quando i nostri bambini salgono sull'autobus
non siamo sicuri che torneranno a casa. Quando andiamo al supermercato non siamo
sicuri di sopravvivere e di tornare alla nostra famiglia. A Plum Village vedi
le persone guardarsi con amore, parlare gentilmente con gli altri, camminare
in pace e fare ogni cosa in presenza mentale. Noi non credevamo che ciò
fosse possibile. Non mi sembra vero."
Ma nelle condizioni di pace di Plum Village, essi erano capaci di stare insieme,
di vivere insieme, e di ascoltarsi l'un l'altro, e alla fine la comprensione
è arrivata. Hanno tutti promesso che tornati in Medio Oriente avrebbero
continuato la pratica. Organizzeranno incontri di pratica una volta alla settimana
a livello locale e una giornata di presenza mentale a livello nazionale. E contano
di tornare a Plum Village in un gruppo ancora più numeroso per continuare
a praticare.
Penso che se nazioni come l'America organizzassero dei luoghi di questo genere,
dove le persone possono incontrarsi e trascorrere il tempo praticando la pace,
sarebbero in grado di calmare le loro emozioni, la loro paura, e i negoziati
di pace sarebbero molto più facili.
Tutte le cose hanno
bisogno di cibo per vivere e per crescere, inclusi il nostro amore e il nostro
odio. L'amore è una cosa vivente, l'odio è una cosa vivente. Se
non nutri il tuo amore, esso morirà. Se tagli la fonte di nutrimento
alla tua violenza, anche la tua violenza morirà. Per questo il sentiero
indicato dal Buddha è il sentiero del consumo consapevole.
Il Buddha raccontò la seguente storia. C'era una coppia che voleva attraversare
il deserto per recarsi in un altro paese in cerca di libertà. Essi portarono
con sé il loro figlioletto e una quantità di cibo e di acqua,
ma non fecero bene i conti, sicché a metà strada, in pieno deserto,
terminarono il cibo. I due sapevano che sarebbero morti. Così, dopo molta
angoscia, decisero di mangiare il bambino in modo da poter sopravvivere e raggiungere
l'altro paese; ed è proprio ciò che fecero. E ogni volta che mangiavano
un pezzetto della carne del loro bambino, i due piangevano.
Il Buddha domandò ai suoi monaci: "Cari amici, pensate che quella
coppia gioisse nel mangiare la carne del proprio figlio?" Il Buddha disse:
"E' impossibile gioire nel mangiare la carne del proprio figlio. Non mangiare
in presenza mentale è come mangiare la carne di nostro figlio e di nostra
figlia, è come mangiare la carne dei nostri genitori."
Se guardiamo profondamente, vedremo che mangiare può essere un atto estremamente
violento. L'Unesco ci dice che ogni giorno quarantamila bambini nel mondo muoiono
per mancanza di cibo. Ogni giorno, quarantamila bambini! E la quantità
totale dei cereali che coltiviamo in Occidente è usata principalmente
per nutrire il bestiame. L'ottanta per cento del granoturco coltivato in questo
paese serve a nutrire il bestiame da carne. Il novantacinque per cento dell'avena
prodotta in questo paese non è per noi, per la nostra alimentazione,
ma per gli animali allevati per farne cibo. Secondo questo recente rapporto,
l'ottantasette per cento dell'intero territorio agricolo degli Stati Uniti viene
usato per l'allevamento. Si tratta del quarantacinque per cento di tutto il
territorio degli Stati Uniti.
Acqua
Più della metà di tutta l'acqua consumata negli USA serve per
l'allevamento di animali. Occorrono quasi 9.500 litri d'acqua per produrre una
libbra di carne, ma solo 95 litri per produrre una libbra di frumento. Una dieta
totalmente vegetariana richiede 1.135 litri di acqua al giorno, mentre una dieta
che comprende la carne richiede più di 15.000 litri di acqua al giorno.
Inquinamento
Allevare animali a scopo alimentare provoca maggior inquinamento nell'acqua
di qualsiasi altra industria negli Stati Uniti, perché gli animali allevati
producono centotrenta volte gli escrementi dell'intera popolazione umana. Significa
quaranta tonnellate al secondo. Molti dei liquami provenienti dalle fattorie
e dai macelli finiscono nei ruscelli e nei fiumi, contaminando le sorgenti.
Deforestazione
Ogni vegetariano può salvare un acro di alberi all'anno. Più di
260 milioni di acri di foreste degli Stati Uniti sono stati disboscati per fare
spazio alle coltivazioni destinate a nutrire gli animali da carne. E un altro
acro di alberi scompare ogni otto secondi. Anche le foreste pluviali tropicali
stanno per essere distrutte per creare pascoli per il bestiame.
Risorse
Negli Stati Uniti, gli animali allevati a scopo alimentare sono nutriti con
oltre l'ottanta per cento del granoturco coltivato, e con più del novantacinque
per cento dell'avena. Stiamo mangiando il nostro paese, stiamo mangiando il
nostro cuore, stiamo mangiando i nostri bambini. E ho saputo che oltre la metà
delle persone in questo paese mangia in eccesso.
Mangiare in presenza mentale può aiutarci a mantenere la compassione dentro il nostro cuore. Una persona priva di compassione non può essere felice, non può entrare in relazione con gli altri esseri umani e con gli altri esseri viventi. E il mangiare la carne dei nostri figli è proprio ciò che sta succedendo nel mondo, perché non pratichiamo il mangiare in presenza mentale.
Il Buddha ha parlato
del secondo genere di nutrimento che consumiamo ogni giorno: le impressioni
sensoriali; quel genere di cibo che assumiamo attraverso gli occhi, le orecchie,
la lingua, il corpo e la mente. Quando leggete una rivista, consumate. Quando
guardate la televisione, consumate. Quando ascoltate una conversazione, consumate.
E queste cose possono essere altamente tossiche. Possono esserci molti veleni,
come l'avidità, la violenza, la rabbia, la disperazione. Permettiamo
così a noi stessi di farci intossicare da ciò che consumiamo in
termini di impressioni sensoriali. Permettiamo ai nostri bambini di farsi intossicare
da questi prodotti. Per questo è molto importante guardare profondamente
dentro il nostro malessere, dentro la natura del nostro malessere, allo scopo
di riconoscere la fonte di nutrimento che abbiamo usato per portarlo dentro
di noi e nella nostra società.
Quello che il Buddha ha detto è: "Ciò che è venuto
in essere - se sai come guardare profondamente nella sua natura e identificare
la sua fonte di nutrimento, allora sei già sulla strada della liberazione."
Ciò che è venuto in essere è la nostra malattia, il nostro
malessere, la nostra sofferenza, la nostra violenza, la nostra disperazione.
E se pratichiamo il guardare in profondità, la meditazione, saremo in
grado di identificare la fonte di nutrimento, di cibo, che ha portato tutto
questo in noi.
Dunque l'intera nazione deve praticare il guardare in profondità dentro
la natura di ciò che consumiamo ogni giorno. E il consumare in presenza
mentale è il solo modo per proteggere la nazione, noi stessi e la società.
Dobbiamo anche imparare come consumare in presenza mentale come famiglia, come
città, come nazione. Dobbiamo imparare che cosa produrre e che cosa non
produrre allo scopo di dare al nostro popolo solo cose che nutrono e che guariscono.
Dobbiamo astenerci dal produrre quei generi di cose che portano guerra e disperazione
nel nostro corpo, nella nostra coscienza e nel corpo e nella coscienza collettivi
del nostro paese e società. Questo deve praticare il Congresso. Noi abbiamo
eletto i membri del Congresso. Da loro ci aspettiamo che pratichino profondamente,
che si mettano in ascolto della sofferenza delle persone, delle cause reali
di tale sofferenza, e che facciano le leggi che possano proteggerci dall'autodistruzione.
L'America è grande. Io sono convinto che voi possiate farlo e che possiate
aiutare il mondo. Voi potete offrire al mondo saggezza, presenza mentale e compassione.
Recentemente ho avuto occasione di apprezzare i luoghi dove le persone non fumano.
Ci sono voli per non fumatori di cui potete approfittare. Dieci anni fa voli
così, per non fumatori, non esistevano. E in America su ogni pacchetto
di sigarette c'è scritto l'avvertimento: "Stai attento: il fumo
può mettere in pericolo la tua salute." Questa è una campana
di consapevolezza. Questa è pratica del consumo consapevole. Non dite
che state praticando la presenza mentale, ma in realtà lo state facendo.
La consapevolezza del fumo è ciò che vi ha permesso di vedere
che il fumo non è salutare.
In America, le persone sono molto consapevoli del cibo che mangiano. E pretendono
che su ogni prodotto vi sia un'etichetta in modo da sapere che cosa c'è
dentro. Non vogliono mangiare cibi che possano portare tossine e veleni nei
loro corpi. Questo è pratica del mangiare consapevolmente.
Ma possiamo andare oltre. Possiamo fare di meglio, come genitori, come insegnanti,
come artisti e come politici. Se sei un insegnante, puoi dare un grande contributo
nel risvegliare le persone sulla necessità di un consumo consapevole,
perché è quella la via della vera emancipazione. Se sei un giornalista,
hai i mezzi per educare le persone, per ridestarle sulla natura della nostra
situazione. Facendo opera di risveglio ognuno di noi può trasformare
se stesso in un bodhisattva.
Il terzo nutrimento
di cui ha parlato il Buddha è la volizione. La volizione è ciò
che vogliamo più di ogni altra cosa, il desiderio più profondo.
Ognuno di noi ha un desiderio profondo. Dobbiamo identificarlo, dobbiamo chiamarlo
con il suo vero nome. Il Buddha aveva un desiderio; voleva trasformare tutta
la sua sofferenza. Voleva raggiungere l'illuminazione per essere capace di aiutare
gli altri. Egli non credeva che da politico avrebbe potuto aiutare molte persone,
e per questo scelse di farsi monaco. Alcuni fra noi credono che la felicità
sia possibile solo ottenendo una grande quantità di denaro, o la fama,
o un grande potere, o molto sesso. Questo tipo di desiderio appartiene alla
terza categoria di cibo di cui ha parlato il Buddha.
Per illustrare il suo insegnamento il Buddha è ricorso a questa immagine:
c'è un giovane che desidera vivere e che non vuole morire. Tuttavia,
due uomini molto forti lo stanno trascinando verso un luogo dove si trova una
fossa di carboni accesi e vogliono gettarlo tra i tizzoni ardenti per ucciderlo.
Lui resiste, ma è destinato a morire perché i due uomini sono
troppo forti. Il Buddha disse: "Il vostro desiderio più profondo
vi porterà o in un luogo di felicità oppure all'inferno."
Per questo è molto importante guardare dentro la natura del vostro desiderio
più profondo, vale a dire la volizione. Il Buddha ha detto che l'avidità
vi porterà a molta sofferenza, sia che si tratti di desiderio di ricchezza,
di sesso, di potere, o di fama. Ma se avete un desiderio salutare, come il desiderio
di proteggere la vita, di proteggere l'ambiente o di aiutare la gente a vivere
una vita semplice e con il tempo per prendersi cura di sé, di amare e
prendersi cura dei propri cari, questo è il genere di desiderio che conduce
alla felicità. Ma se siete spinti dalla brama di fama, ricchezza, potere,
dovrete soffrire molto. E questo desiderio vi trascinerà all'inferno,
nella fossa di tizzoni ardenti, e morirete.
Ovunque nel mondo ci sono persone che considerano la vendetta come il loro desiderio
più profondo. Queste persone diventano terroristi. Quando il rancore
e la vendetta sono il nostro desiderio più profondo, anche noi soffriamo
terribilmente, come il giovane che quei due uomini possenti trascinavano per
gettarlo nella fossa di tizzoni ardenti. Il nostro desiderio più profondo
dovrebbe essere amare, aiutare, non vendicarsi, punire o uccidere.
Confido che i newyorkesi abbiano questa saggezza. Il rancore non può
essere una risposta al rancore; ogni violenza è ingiusta. Rispondere
alla violenza con la violenza può soltanto portare maggiore violenza
e ingiustizia, maggior sofferenza, non solo agli altri, ma a noi stessi. Questa
è la saggezza che è in ognuno di noi. Abbiamo bisogno di respirare
profondamente, di diventare calmi per toccare il seme della saggezza. Io so
che se il seme della saggezza e della compassione del popolo americano potesse
essere innaffiato regolarmente per l'arco di una settimana, esso porterebbe
molto sollievo, ridurrebbe la rabbia e il rancore. E l'America sarebbe capace
di compiere un gesto di perdono che darebbe un grande sollievo all'America e
al mondo intero. Per questo il mio suggerimento è praticare la calma,
l'essere concentrati, innaffiare i semi di saggezza e compassione che sono già
in noi, e imparare l'arte della consumo consapevole. Questa è la vera
rivoluzione, il solo tipo di rivoluzione che può aiutarci a uscire da
questa difficile situazione dove violenza e rancore prevalgono.
No,
non sto piangendo.
Mi tengo il volto tra le mani,
Per scaldare la mia solitudine.
Mani che proteggono,
Mani che nutrono,
Mani che impediscono alla mia anima
Di vivere nella rabbia.
Testo
della conferenza tenuta il 25 settembre 2001 |