Il cammino di pace nelle comunità affette dall'AIDS
DHAMMAYIETRA

Il Dhammayietra - Mongkol Borei iniziò la sua attività facendo un piccolo errore di valutazione quando pensò che per lasciare Phnom Penh e trasferirsi, armi e bagagli, nel nuovo ufficio della provincia nord-occidentale di Banteay Meanchey, percorrendo le 210 miglia che le separavano, sarebbe bastato partire alle 7,30 della mattina per arrivare la sera. Il camion si fermò alle 8,30 di sera a 50 miglia dalla destinazione e cercò riposo insieme al Dhammayietra Battambang. Le condizioni dell'autostrada sono peggio del solito ma si prevede che quest'anno miglioreranno (una promessa spesso ripetuta, ma questa volta con la speranza che si realizzi concretamente). Le condizioni di sicurezza sono migliorate: fino a 2 anni fa, arrivare col buio era considerato troppo pericoloso.
Il mattino ci trovò con le energie rinnovate e alla fine della giornata il nuovo ufficio era quasi completamente sistemato. Una casa di legno con quattro stanze e una veranda abbastanza spaziosa da consentire comodamente di fare incontri e ricevere visite all'aperto funge sia da ufficio che da abitazione.
Dhammayietra - Mongkol Borei (DYMB) è il luogo dove ha preso stanza l'ultimo dei Programmi dei Pacifisti. Dopo anni trascorsi a interessarsi e a desiderare di "far e qualcosa per l'Aids", il progetto ha preso avvio all'inizio di agosto grazie ai fondi venuti da donazioni e dalla Khane Khane Foundation. Il "Cammino dei Pacifisti nelle Comunità affette dall'AIDS" (Peacemakers Walking in Communities with Aids (PWCA), formato da un espatriato e da un Khmer, ha iniziato la fase di ascolto e di apprendimento. Essendo un Dhammayietra e intendendo camminare con le comunità anziché arrivare con idee e soluzioni predeterminate, il tempo per l'ascolto era considerato essenziale.
Ascolto e apprendimento sono andati avanti per cinque mesi, e si sono apprese molte cose. Il DYMB vuole seguire le idee dall'inizio e imposta il suo lavoro intorno a quelli che muoiono a casa, che aumentano continuamente per via dell'Aids. Partendo da questo punto iniziale, lavorando con quelli che stanno morendo e con quelli che sono affetti da malattie terminali, il DYMB si prefigge di arrivare alla comunità per aiutare a risolvere i problemi via via che si presentano e a pianificare il modo di affrontare la guerra dell'AIDS che incombe pericolosamente sulla popolazione. I bambini vengono seguiti meglio se possono rimanere nelle loro comunità, ma spesso è necessario che queste forniscano un sostegno, specie quando chi si deve prendere cura dei bambini sono i nonni. Aiutare le famiglie a evitare di vendere la terra per pagare cure inutili è fondamentale per la sopravvivenza del coniuge e dei figli. Aiutare le comunità ad arrestare il diffondersi dell'HIV nel villaggio è un altro passo del progetto PWCA.
L'ascolto e l'apprendimento non si sono poi dimostrati così difficili. Il primo operatore Khmer viene dalla comunità, così come gli altri tre che si sono uniti all'équipe il 1° di dicembre, in occasione del World AIDS Day. L'operatore espatriato ha vissuto e lavorato nel Mongkol Borei dal 1993 al 1996. Il DYMB è stato salutato calorosamente dai vecchi amici e colleghi e accolto di buon grado dagli altri e tutti non vedono l'ora che le attività comincino.
I sistemi di informazione ufficiosi e le modalità informali in uso presso i Khmer hanno ceduto il passo a un modo diverso di procedere: è stata avviata un'inchiesta formale e si è deciso di parlare con i volontari che si occupavano della salute della popolazione e con i capi del villaggio. Oggi esiste una rete di volontari collegati con i centri di cura o con la Croce Rossa Cambogiana. I volontari e i capi del khum (comunità) erano disponibili a organizzare incontri e a fornire informazioni. Il DYMB aveva ascoltato centinaia di storie su questa o quella persona affette dall'Aids, ma nessuno aveva mai cercato di contare quanti malati vivevano nei villaggi e quanti ne erano morti. Le informazioni fornite dai volontari e dai capi del villaggio dimostravano che le storie erano esatte: almeno il 62% dei 122 villaggi ispezionati sono stati già colpiti dall'AIDS.
'Già' è una parola chiave per la Cambogia in genere e per questa regione in particolare. Fino al 1999, la provincia di Banteay Meanchey e Mongkol Borei non hanno conosciuto altro che guerra. Gli uomini dei villaggi erano soldati nel 1993 e 1994 quando nei bordelli la percentuale di persone che risultavano positive al test dell'HIV era del 46% e tuttavia non esisteva nessun programma di prevenzione. Ora, a distanza di circa sette anni, dopo il periodo di incubazione, quegli uomini e le loro mogli stanno morendo di Aids. Tre anni fa pochissime erano le persone che conoscevano e qualcuno malato di Aids e molti non credevano neanche che questa malattia esistesse. Oggi quasi tutti sanno che l'Aids esiste ma non hanno chiaro in che modo evitare il contagio e sono convinti che i guaritori tradizionali (kru khmer) siano in grado di curarlo.
Nella provincia sono giunti programmi di prevenzione, tra cui la diffusione dell'uso del preservativo nei bordelli e programmi generali di informazione sull'Aids. Ma il capo di un khum ci ha detto che i suoi villaggi sono molto preoccupati per i giovani uomini che, dopo il raccolto, devono "touv rok si" (termine khmer per indicare l'emigrazione per lavoro). È questo gruppo che mette ad altissimo rischio i villaggi e i loro abitanti, mogli e figli.
Mongkol Borei è un centro rurale dove la maggior parte della gente si guadagna da vivere coltivando riso. Nell'intervallo fra il raccolto e la semina, molti emigrano in Tailandia o in zone di confine, in cerca di lavoro. Quest'anno il numero aumenterà perché molti hanno perso in tutto o in parte il raccolto di riso per via delle inondazioni di ottobre. A partire sono più gli uomini che le donne o le famiglie intere, e il sesso a pagamento è un uso assai corrente in questa cultura.
Anche le donne se ne vanno e spesso diventano professioniste del sesso. Abbiamo già raccontato la storia di una sedicenne che ha fatto ritorno al suo villaggio da Poipet per morire di Aids, e di un'altra che è tornata a casa da un villaggio lontano malata di Aids e incinta. Sembra che i paesani prendano tristemente atto della tragedia di queste storie più di quanto non le condannino.
I figli nati nelle famiglie i cui membri "touv rok si" rischiano di diventare parte dell'ingranaggio vizioso della povertà e dell'Aids quando crescono e a loro volta emigrano in cerca di lavoro, incluso il sesso a pagamento, e anche loro muoiono di Aids. L'Aids rischia di diventare in breve tempo una malattia dei poveri che non hanno accesso a buoni programmi di prevenzione e che considerano queste situazioni ad alto rischio come l'unica scelta possibile.
Altre storie ancora stanno venendo alla luce: un'insegnante che ha reso nota la propria situazione e che ha continuato a insegnare; un giovane la cui madre continua a cercare qualcuno che le dica che suo figlio non ha l'Aids; un uomo che si è impiccato quando gli hanno detto che si era ammalato di Aids. Molte storie rimangono nascoste perché la paura della discriminazione è forte. I più sono riluttanti a far sapere o a far pensare che in famiglia c'è l'Aids. Una paura giustificata, perché molti fanno domande su come si trasmette questa malattia. Chiedono se ci si può contagiare con il semplice contatto fisico. Dicono che ci si può ammalare camminando dove qualcuno ha versato dell'urina. Dicono che non bisogna mangiare nello stesso piatto di chi ha l'Aids. Molti credono che questa malattia sia la conseguenza di cattive azioni passate.
Ma non tutti hanno paura. Una nonna che ora si prende cura dei tre figli della figlia ha raccontato che i vicini andavano a trovarli, portavano da mangiare, ed erano stati pure al funerale. Toccherà al DYMB, quando prenderà contatto con gli abitanti dei villaggi per aiutare chi ne ha bisogno, far diminuire le paure e mostrare quando non è il caso di essere spaventati.
Con l'ascolto e l'apprendimento iniziali sono stati identificati 154 bambini e 75 famiglie già affetti dall'Aids. Di questi bambini, 23 hanno perso entrambi i genitori e altri 95 ne hanno già perso uno e con molta probabilità perderanno anche l'altro. Trentaquattro bambini vivono con i nonni e 13 con altri membri della famiglia. Quando a morire per primo è il padre, il più delle volte i figli rimangono con la madre. Quando a morire per prima è la madre, i figli vengono in genere affidati ai nonni o a un'altra famiglia. Solo quattro fratelli sono andati in orfanotrofio.
Il numero di persone affette da Aids identificato dal DYMB è probabilmente inferiore alla realtà. La maggior parte delle persone identificate o erano morte o erano coniugi di qualcuno che era morto. Sia i capi del villaggio che i volontari erano molto riluttati a etichettare chiunque come 'affetto da Aids'. Tutti temono di esporre la famiglia alla discriminazione.
Per questa ragione e perché le cure prestate a chi muore a casa non devono essere limitate a una sola malattia, il DYMB si presenta nei villaggi come un gruppo che aiuta tutti coloro che sono affetti da malattie croniche gravi. I capi del villaggio e i volontari sono riusciti a ottenere l'elenco dei malati cronici che vivevano a casa. Non è stato difficile: infatti essi conoscono bene i loro villaggi e i problemi di chi vi abita. Qualcuno è riuscito a mettere insieme soltanto uno o due nomi, ma ben presto ha presentato elenchi da 5 a 20 persone ed è stato in grado di dare agli operatori del DYMB tutte le informazioni su ciascuna di loro.
In ottobre, il DYMB si è recato a visitare i pazienti iscritti negli elenchi dei malati cronici in sei villaggi situati in un khum (comune) collegato da una buona strada. Recarsi sul luogo non è stato facile come previsto. A causa dell'inondazione, il DYMB ha dovuto abbandonare la motocicletta e fare almeno due chilometri a piedi per arrivare al primo villaggio. Ma sembrò appropriato che la prima visita al primo villaggio avvenisse a piedi.
I volontari hanno messo alla prova le loro capacità di equilibrio attraversando ponti improvvisati fatti di vecchie tavole di legno e piccoli tronchi d'albero per raggiungere case che avevano le pareti di paglia o di legno, con il tetto di paglia o di latta. Molte avevano tre pareti invece di quattro, e davanti erano aperte. Anche fra queste abitazioni, alcune erano più ricche di altre e le poche cose in più di cui disponevano pendevano dalle pareti o erano riposte sotto un letto di legno.
Quando l'acqua era troppo alta o la casa troppo lontana per poterla collegare con un ponte, volontari passavano a guado immersi nell'acqua fino alla cintura. Un passo falso provocò una nuotata imprevista in uno stagno invisibile dal sentiero che lo circondava. I sandali di gomma in genere reggevano, ma non sempre.
La maggior parte delle persone cui fu fatta visita erano anziani. Alcuni erano sani, altri affetti da malattie respiratorie croniche o da paralisi dovute a ictus. Molti erano ciechi e il DYMB ha fatto ricoverare quattro donne nell'ospedale provinciale perché fossero operate di cataratta. Questo servizio oculistico è nuovo e ancora non è conosciuto. Venti delle quaranta persone visitate sono state deferite ai servizi competenti per ricevere assistenza. Sei sono state inviate al reparto TBC; fra queste c'era una donna di 37 anni, magra allampanata, che non aveva portato a termine il trattamento contro la tubercolosi, iniziato due anni prima. Quando, alcune settimane dopo, il DYMB andò a trovarla, era felice di essere stata ricoverata per riprendere le cure interrotte. Handicap International (HI) offre servizi di riabilitazione, fra cui la cura di pazienti colpiti da ictus e sedie a rotelle per chi non è in grado di camminare. Una ragazza di 13 anni che tre mesi fa era caduta da un albero e si era rotta una gamba non era stata curata perché la famiglia non aveva danaro. Il DYMB l'ha accompagnata all'HI che l'ha fatta ricoverare in ospedale a Battambang per essere operata. Quando la gamba sarà guarita, la ragazza potrà tornare a camminare e crescerà normalmente.
Il Dhammayietra - Mongkol Borei è un cammino con le comunità affette dall'Aids. Lo scopo che si prefigge è camminare con queste comunità e con i problemi che esse devono affrontare, e non curare semplicemente l'Aids. L'Aids è una delle malattie croniche che la popolazione deve affrontare, ma non è l'unica. Le attività del DYMB si concentrano su coloro che stanno morendo adesso o che moriranno per una malattia terminale, ma il lavoro dei volontari non si limiterà a curare l'Aids a domicilio.
Dopo aver dedicato i mesi di dicembre e gennaio a imparare quanto necessario e a stendere un programma, i quattro volontari del DYMB inizieranno a lavorare nei villaggi. Visitando tutti i malati cronici del khun, sarà possibile identificare chi sta morendo a casa e chi è affetto da una malattia terminale, incluso l'Aids. Fornendo le cure necessarie a queste persone, il DYMB arriverà ai villaggi per aiutare a risolvere i problemi che sorgono. Cercherà volontari che aiutino alcune famiglie ad assistere il proprio malato o a fare le faccende domestiche o a guadagnare per procurare denaro alla famiglia. Cercherà sostegno per dare o salvaguardare un futuro dei figli che rimangono orfani. Cercherà volontari che svolgano attività di prevenzione contro l'ulteriore diffusione dell'HIV. Si manterrà in contatto con tutti gli altri malati cronici, ponendosi come risorsa per i volontari che operano nel settore dell'assistenza sanitaria o dei capi del villaggio.
La violenza dell'Aids ha molte facce: la sofferenza del paziente e della famiglia quando il paziente si ammala e muore; l'aperta discriminazione nei confronti dei malati di Aids e delle loro famiglie; i figli che perdono la seppur magra eredità che gli spetterebbe a causa dei debiti contratti per sopperire al costo delle cure o perché gli altri membri della famiglia se ne appropriano; i figli che non possono più andare a scuola e diventano emigranti o iniziano a darsi al sesso a pagamento; il conflitto che si crea nel villaggio che deve lottare con famiglie sempre più povere, dove nessuno è più in grado di guadagnare per vivere. Una più profonda comprensione di ciò che va temuto e ciò che no e un apprendimento dei modi per affrontare i problemi può diminuire il potenziale della violenza. Questo è il cammino lungo il quale il DYMB sta muovendo i primi passi, quest'anno. Gli esiti dipenderanno da chi, nel villaggio, deciderà di unirsi al cammino. In passato, il Dhammayietra ha trovato molte persone che hanno deciso di fare la strada insieme e si aspetta che anche qui accada altrettanto.
Il DYMB prevede che la Cambogia dovrà affrontare l'epidemia di Aids con poco aiuto dall'esterno. Il sistema sanitario governativo è privo di risorse per affrontare questo problema immenso. Praticamente non esiste un sistema di servizi sociali. I governi stranieri daranno soltanto un aiuto limitato. Camminando con le comunità per mobilitarle e sostenerle nel gestire da sole i problemi, il Dhammayietra-Mongkol Borei spera di prepararle a combattere questa guerra del sangue in maniera efficace e pacifica.
A chi fosse interessato a unirsi dall'estero a questo cammino, il DYMB invierà notiziari periodici per informare sul cammino nei villaggi del Mongkol Borei. Sapere che altri sono interessati e danno il loro appoggio contribuisce a dare forza a chi sta camminando con questa terra.

Traduzione di Cristiana Maria Carbone