Meditazione e cambiamento sociale
di Vimala Thakar

Il brano che pubblichiamo è la trascrizione di un incontro tenutosi nel mese di febbraio a Mt. Abu, in India, dove Vimala Thakar, una delle voci più significative della spiritualità contemporanea, attualmente vive.
Una straordinaria occasione per ascoltare un punto di vista semplice e rivoluzionario su temi quali il legame tra impegno sociale e ricerca spirituale, e le conseguenze, e le opportunità, derivanti dal processo di globalizzazione - economica, politica e culturale - nel quale ci troviamo a vivere.


Non so bene come cominciare e da dove cominciare. Quando ci incontriamo per un dialogo sulla scienza dello yoga o la meditazione è facile iniziare, ma sembra che voi siate interessati a conoscere che cosa significa l'impegno sociale per una persona religiosa.
Non so quanti di voi sanno che centoventicinque anni fa viveva nel Bengala, nell'est dell'India, una persona chiamata Ramakrishna. Egli fu il profeta di un approccio scientifico alla spiritualità. Fu il primo uomo dell'India moderna ad affermare l'importanza del vivere nella società e in famiglia, trovando modi per realizzare la natura del divino attraverso la relazione.
Prima c'era solo il cammino tradizionale: se sei interessato alla liberazione, all'illuminazione, alla suprema libertà, devi ritirarti dalla vita, ritirarti in solitudine, isolarti in qualche luogo sull'Himalaya, in monastero e lì dedicarti alla ricerca.
Poi arrivò Ramakrishna, che non era mai andato a scuola, ma era consapevole della presenza del divino dall'età di cinque o sei anni. Era sposato, la moglie viveva con lui nella stessa casa e, pur tuttavia, osservavano il celibato, senza cambiare il colore dei loro abiti, né dichiararsi sannyasin. Un modo diverso di essere in relazione. Egli insegnò ai suoi discepoli, tra i quali c'era Swami Vivekananda, l'autorealizzazione attraverso il servizio all'umanità, la realizzazione del divino dentro e intorno a noi attraverso la relazione con gli altri.
Questo è il contesto. Dopo Ramakrishna, venne il Mahatma Gandhi, anch'egli essenzialmente una figura religiosa, che fece della lotta per la libertà dell'India il suo sadhana, la sua forma di devozione per il divino, il suo strumento di autopurificazione. Inoltre egli introdusse verità e nonviolenza nella lotta per l'indipendenza.
La persona chiamata Vimala è nata molto tempo dopo queste persone. Fin dall'infanzia, non ho mai separato l'azione sociale dal servizio per gli altri, l'impegno civile dalla ricerca personale di Dio. I miei genitori collaboravano con Gandhi e io, dopo l'università, mi unii al discepolo di Gandhi, Vinôbâ, che camminava attraverso l'India, raccogliendo le terre per i contadini, domandando la terra ai proprietari terrieri per distribuirla agli agricoltori.
Io stessa ho girato per nove anni l'India chiedendo la terra, ho raccolto duecentomila acri di terra, distribuendoli ai contadini.
Vinôbâ-ji mandò i suoi collaboratori in Israele a studiare il sistema dei kibbutz, in Giappone per studiare la coltivazione intensiva del riso. Mi mandò in Jugoslavia per studiare il modello di amministrazione decentralizzata, in Scandinavia per studiare il movimento cooperativo internazionale. E tutto questo era parte del sadhana, ogni cosa faceva parte del proprio processo di purificazione interiore. Per esempio, chiedere la terra rappresentava uno sforzo per cambiare le basi della proprietà terriera.
Vinôbâ diceva: "Volete la democrazia, il governo della gente, per la gente, attraverso la gente? La gente ha fame, coltiva la terra e non possiede la terra. Se volete che la democrazia sopravviva, cambiate le basi della proprietà terriera, ma non tramite il potere dello stato, non attraverso i massacri, come in Russia o in Cina. L'India è il paese in cui sono stati scritti i Veda e le Upanishad, dunque andate dalla gente e persuadetela, e attraverso la persuasione sorgerà un movimento economico, una rivoluzione economica".
Dunque, questo è il contesto in cui ho lavorato, non ho mai creato separazioni tra spiritualità e impegno sociale. Per esempio, militando nel movimento, ci alzavamo, d'abitudine, alle tre del mattino, dalle tre alle quattro la preghiera e la meditazione mattutina, e poi iniziavamo a camminare. Ogni giorno camminavamo per dieci miglia, andavamo nei villaggi, incontravamo le persone, donne e uomini, a cui spiegavamo lo scopo del nostro lavoro. Seguiva un incontro, in cui venivano donate le terre. Andavamo a cercare i contadini e, in nostra presenza, i proprietari terrieri consegnavano loro il documento di trasferimento della proprietà.
Questo accadeva grazie alla collaborazione dei ricchi e dei poveri. Anziché creare una lotta di classe, una guerra tra classi, c'era uno sforzo di collaborazione. Non abbiamo avuto sempre successo, ma qualche successo c'era. Vinôbâ ha dato origine a un meraviglioso esperimento nella storia dello sviluppo economico e politico delle persone.
Ad esempio, quando chiedevamo la terra e la distribuivamo, il nostro rapporto col denaro cambiava: non cercavi di diventare ricco alle spalle degli altri, non sfruttavi. Vinôbâ-ji parlava spesso di società liberata dallo sfruttamento, parlava della giustizia sociale, dell'equità sociale. Era un santo, una figura spirituale molto nota, non solo in India. Dunque, nel suo caso, il sadhana personale, la ricerca interiore e il cosiddetto mondo esterno convergevano.
Chi militava nel movimento sviluppava un approccio diverso rispetto alla vita, non era avido di denaro, non desiderava sfruttare gli altri emotivamente, economicamente, politicamente.
La via tradizionale, in quel tempo, consisteva nel sedere in una caverna, riflettendo e praticando la rinuncia, ma Gandhi e Vinôbâ indicarono un sentiero diverso. Se qualcuno del movimento agiva in modo aggressivo, Gandhi digiunava. Non permise mai ai suoi lavoratori, finché visse, di abbandonare il sentiero della verità e della nonviolenza, della semplicità di vita. Non so quanto inoltrarmi nella descrizione di questi metodi, ma il punto è che l'interno e l'esterno non possono essere separati. La purificazione del sé, il cammino della ricerca spirituale non richiede più di isolarsi, di ritirarsi in un isolamento fisico. Ad esempio, se volete imparare lo yoga, le asana, il pranayama, andrete da qualche parte per sei mesi, nove mesi, un anno, ma questo non è isolamento. Così come andate a scuola o all'università, potete andare nei centri di vipassana o di yoga, e spendere un anno o due per apprendere. La solitudine necessaria per imparare, non è un ritirarsi, non è isolamento. Anche su questo sentiero, l'apprendimento è necessario e a questo scopo è anche necessario passare qualche tempo in solitudine, ma l'interno e l'esterno sono la stessa cosa.
Noi siamo in relazione con la natura intorno a noi, con la terra, i fiumi, le foreste, i mari, ne facciamo parte. Oggi la chiamano ecologia, filosofia dell'ambiente. La spiritualità dice che noi siamo organicamente in relazione con il cosmo. Ci sono energie nella natura, come ci sono energie nel corpo e ci sono energie nello spazio, e l'armonizzazione di tutte queste energie è l'essenza della spiritualità. Dunque, l'interno e l'esterno, l'individuo e il sociale, non possono essere separati. Non c'è dicotomia, non c'è opposizione tra loro. Non sono cose differenti.
Così, se si afferma che ci dovrebbero essere libertà, uguaglianza e fraternità come moventi di un cambiamento sociale, le proprie relazioni con gli altri, in famiglia e nella società, dovrebbero essere improntate alla libertà, all'uguaglianza, alla fraternità. Se i valori non vengono vissuti, se i valori non cambiano tutta la trama della nostra vita, e la qualità della relazione con l'altro, allora restano solo ornamenti verbali.
I valori vanno vissuti, la verità va vissuta.
 
La seconda domanda che mi avete rivolto riguarda cosa stiamo perdendo e cosa guadagnando nell'attuale processo di globalizzazione.
Noi esseri umani, l'homo sapiens, abbiamo abitato il pianeta Terra per milioni di anni. E abbiamo sviluppato diverse culture, civiltà, nel corso della storia, in diverse parti del mondo. Stiamo cercando di imparare a vivere senza sfruttare gli altri, senza far del male agli altri, senza danneggiare l'integrità della natura. All'inizio, gli esseri umani vivevano nelle foreste, nelle caverne; hanno poi sviluppato l'agricoltura, costruito piccoli villaggi; in seguito sono passati attraverso l'industrializzazione, la produzione centralizzata, le grandi industrie e le grandi società, le metropoli, creando gli stati nazionali. Sono passati attraverso capitalismo, socialismo, socialismo utopico e scientifico, marxismo, leninismo, attraverso svariati stili di governo e di amministrazione. E tutto questo ha continuato a modificare la Natura.
Voi ed io viviamo nell'era nucleare, in cui la tecnologia, la rivoluzione cibernetica, la rivoluzione nucleare, hanno cambiato il contesto stesso della vita. La scienza ha riunito le persone attraverso lo sviluppo dei traffici e del commercio. Oggi è possibile viaggiare da un punto all'altro della Terra, le distanze geografiche non contano più. La distanza di tempo e di spazio è stata realmente annullata dalla tecnologia.
La tecnologia e la computerizzazione governano l'economia, voi che vivete in Occidente lo sapete meglio di me. A sua volta l'economia governa la politica. La politica influenza la cultura. Dunque, prima è stata annullata la distanza geografica, in seguito i rapporti economici sono completamente mutati. Per esempio nel ventesimo secolo, si parlava di sovranità nazionale, di supremazia del potere nazionale. Con lo sviluppo economico, l'alta tecnologia e l'elettronica, che fine ha fatto la supremazia nazionale? Non c'è supremazia nazionale nelle questioni economiche.
Cinque, sei anni fa, l'India puntò all'economia aperta, alla globalizzazione; ciò ha permesso ai multimiliardari di investire qui il loro denaro, di aprire le loro industrie. Gli indiani sono andati all'estero, hanno investito il loro denaro, hanno aperto industrie in Africa, in America, in altri paesi. L'idea della sovranità politica nazionale non esiste più, resta solo una superstizione politica. In caso di terrorismo e violazione dei diritti umani, le organizzazioni internazionali denunciano il paese che ha violato tali diritti, e le Nazioni Unite richiamano all'ordine il governo di quel paese.
Quindi, mi sembra che quello che voi chiamate unificazione mondiale o globalizzazione è un processo in corso. È cominciato con la scienza, gli scambi, il commercio, si è sviluppato in rapporti economici ravvicinati determinati dagli investimenti, dai profitti, dalle perdite, eccetera. Poi ha cominciato a influenzare i governi. La globalizzazione politica è obbligata a seguire la globalizzazione economica. Questa è la situazione critica in cui è iniziato il ventunesimo secolo. La globalizzazione economica era facile, eppure nessuno vuole arrendersi. Le autorità degli stati nazionali parlano di internazionalismo, di globalizzazione, ma il Pakistan, così come il governo indiano hanno proprie posizioni ostinate riguardo alla questione. Dunque, oggi c'è inquietudine, determinata dal conflitto tra la tradizionale sovranità politica delle nazioni e il nuovo inizio della globalizzazione economica. C'è un conflitto tra questi due aspetti, che appare nelle relazioni caotiche tra i paesi sviluppati e quelli non sviluppati.
Mi chiedete dei vantaggi e degli svantaggi.
Per quanto riguarda la perdita della sovranità politica degli stati nazionali: io penso che l'idea degli stati nazionali deve scomparire in questo secolo e, che ci piaccia o no, ci sarà un governo mondiale unico. Un governo mondiale unico, non solo le Nazioni Unite. Le Nazioni Unite non possono fare molto. Possono mettersi al servizio, portare sollievo, possono inviare eserciti della pace o forze di pace, ma questo non è abbastanza. L'abbiamo visto con la Serbia e il Kosovo, Israele e la Palestina, il Libano e Israele, l'India e il Pakistan.
Prima c'è stata la Lega delle Nazioni, all'inizio del ventesimo secolo, poi ha preso il suo posto l'Organizzazione delle Nazioni Unite e io prevedo che in questo secolo ci sarà l'Organizzazione della Gente Unita, e non l'Organizzazione delle Nazioni Unite.
La globalizzazione non può essere fermata. Il dinamismo della globalizzazione è tale che non si può più tornare indietro. La scienza, la scienza nucleare, con l'alta tecnologia, con gli scambi e il commercio consentono di stare qui seduti e ascoltare quello che sta succedendo in Australia, in America, in Europa. Abbiamo l'e-mail e il computer. Non si può più tornare al ventesimo secolo, al lusso dell'indipendenza che avevamo prima. Siamo diventati tutti vicini di casa in questo piccolo villaggio globale. L'intero pianeta è ridotto a un minuscolo villaggio. Non possiamo più dire di qualcosa: "È un fatto mio personale, è un fatto privato dell'India", nulla è più un fatto privato. Quello che succede nel vostro paese è esposto all'attenzione globale, tutti lo conoscono rapidamente. Attraverso i massacri, anche attraverso i conflitti minori, il mondo imparerà a vivere insieme, come una comunità umana globale e infine una famiglia umana globale.
E in tutto questo la ricerca spirituale aiuta.
Le persone in America, in Europa, in Australia si interessano a quello che il buddhismo ha da dire, la filosofia hindu ha da dire, o il sufismo, così come gli orientali si interessano alla scienza, alla tecnologia. Entrambe le parti stanno cercando di scoprire come creare un equilibrio tra la vita economica e politica, e la vita spirituale. Deve nascere un nuovo equilibrio. Una nuova etica globale deve apparire. E forse una nuova religione umana globale. Non una religione in senso ortodosso, ma una nuova spiritualità umana globale, la scienza della consapevolezza potrebbe allora diventare il principio governante della vita umana.
Forse la troverete un'utopia, ma non c'è modo di tornare indietro. Non si può tornare alle società agricole primitive, non si può tornare alle comunità industriali, questo è un mondo post-industriale. Se hai i microchip non hai bisogno di biblioteche, di libri. Se hai l'e-mail e il fax, non hai bisogno della posta, di scrivere e spedire lettere.
Tutte le dinamiche delle relazioni umane stanno mutando. La ricerca della spiritualità e la spinta verso l'abbondanza materiale, economica, queste due forze di motivazione porteranno a cambiamenti stupendi nella vita umana.
Ecco come la vedo io.
 
Avete fatto una terza domanda: "In questo processo di globalizzazione, cosa accade alla coscienza umana? Nel processo di quest'era dell'elettronica e della tecnologia nucleare, cosa accade alla coscienza umana?".
È una domanda importantissima. È qui che la scienza dello yoga, della meditazione diventa rilevante.
Lo studio della coscienza umana divenne oggetto di interesse in Europa e in America due o trecento anni fa come oggetto specifico della psicologia, della fisica, della chimica, della biologia, arrivando a comprendere che la mente è qualcosa di diverso dalla materia. Qual è il meccanismo della mente? Qual è la chimica dei pensieri e delle emozioni? E in che relazione sono col sistema nervoso?
Tutti questi argomenti divennero di grande interesse per la gente. Mentre ai politici non interessavano. Neppure i rivoluzionari erano interessati a questi argomenti, essi pensavano che cambiando il potere dello stato, cambiando forma di governo, introducendo una nuova legislazione, tutto ciò avrebbe portato felicità e pace nella società. Ma ciò non accadde.
La crisi è nella coscienza umana, e finché la qualità della coscienza non cambia, essa permane.
Se si vuole la schiavitù, se non si vuole la libertà, nessuno ve la può dare. Nessuno può donare la libertà se non vi è un'urgenza per essa, e se non c'è pace interiore, nessuno può dare pace alla tua mente. Non puoi comprarla. Non puoi comprare la libertà, non puoi comprare la pace, non puoi comprare l'equilibrio, devono crescere in te.
Penso che questa comprensione sia stata realizzata in quest'ultimo secolo, dopo le due guerre mondiali, dopo la barbarie, la crudeltà che le persone hanno visto in queste guerre e nei conflitti minori ovunque nel mondo, come gli eccidi del 1947 tra India e Pakistan, le stragi in Vietnam, in Corea, in Russia, in Cina.
La gente ha sentito il bisogno di interessarsi alla natura della coscienza, alla natura della mente. Vi è una mente individuale? Tu hai una mente, lei un'altra, io un'altra ancora? Esiste una mente umana? C'è una mente individuale, oppure una mente umana collettiva? Questi argomenti divennero oggetto di studio nella seconda metà del ventesimo secolo e, molto gradualmente, si scoprì che la coscienza è un'energia.
La specie umana è emersa, al tempo della mutazione, dalle specie animali, ed è emersa grazie alle facoltà mentali e razionali: l'uomo è un animale razionale, emerso con questa facoltà della mente.
Si cominciò dunque ad osservare cosa la mente è, a scoprirla, a esaminare come vi siano modelli di comportamento inscritti nel nostro sistema, nel nostro stesso sangue, nel midollo; come nella nostra mente siano inscritti modelli di comportamento, modelli di valore, strutture, modelli di reazione.
La mente hindu, la mente cattolica, quella protestante, la presbiteriana, la metodista, la mente ebraica, musulmana, buddhista, sono tutti modelli collettivamente organizzati e standardizzati. La mente individuale è l'espressione di questi modelli collettivi.
Nel processo di globalizzazione, nel processo della tecnologia nucleare, della cibernetica, in questo modo di vivere a contatto con le macchine, i computer, eccetera, si passa più tempo con le macchine che con gli esseri umani, ci si relaziona sempre di più con cifre e immagini, con astrazioni e sempre di meno con gli umani.
Nei processi dell'alta tecnologia, nel corso del progresso scientifico e tecnologico, l'essere umano ha perso il contatto personale con la natura e con gli altri esseri. Vi sono enormi fabbriche, enormi palazzi in cui la gente vive. Anche in India, a Bombay, a Delhi, potete trovare centri commerciali, case di venticinque piani dove le famiglie vivono senza conoscersi. Non esistono più i vicini, vivono tutti come isole, le famiglie sono isole separate dalle pareti degli appartamenti.
In questo avanzare del cosiddetto progresso scientifico e tecnologico, nel cosiddetto processo di atomizzazione, la sensibilità della mente umana continua a diminuire. Si sta diffondendo una società profondamente spersonalizzata e disumanizzata. Se una persona passa otto, dieci ore con una macchina, seduta di fronte a un computer, o qualsiasi altra macchina, tutto il suo sistema neurochimico diventa sempre meno sensibile.
Se è circondato dalle macchine, se non sta nella natura, con gli alberi, i fiumi, le colline, se non spende mai un po' di tempo per piantare e far crescere verdure o piante, allora l'essere umano si chiude, diventa sempre più simile a una macchina, a un robot, un robot umano.
Mi sembra che la razza umana dovrebbe fare molta attenzione. Vivendo tra le macchine nel cosiddetto progresso scientifico e tecnologico, l'uomo dovrebbe trovare mezzi e vie per preservare la propria sensibilità, la relazione organica con la natura, per preservare le relazioni da persona a persona.
Uno sforzo particolare andrebbe dunque fatto, una nuova dinamica dovrebbe svilupparsi nella relazione umana, questa è la sfida che ci attende! Non è da considerare come un problema: ogni sviluppo porta una nuova sfida. La si affronta, la si risolve e si va avanti.
A me sembra che la coesistenza tra uomo e macchina possa sospingerci verso una creatività sempre più profonda e finiremo per scoprire modi per salvaguardare l'originalità, l'unicità dell'essere umano. C'è molto di più in un essere umano che in una macchina, vi è certamente l'organizzazione biologica, la struttura psichica, ma questo non copre la totalità dell'essere umano. Ci sono altre dimensioni.
Io vedo la mia ricerca nella dimensione della spiritualità come azione sociale. Dopo l'università, andai sull'Himalaya e vissi per tre mesi in una caverna, completamente sola, perché volevo scoprire l'effetto delle vibrazioni sonore sul corpo umano. Cosa fa il suono? E come agisce il silenzio su tutto il nostro sistema? Le vibrazioni sonore, la loro altezza, il loro volume, la loro tensione, che effetto hanno sul sistema digestivo, sul fegato? Era una romantica avventura, un esplorare da sé. Ed era un'azione per tutti gli esseri umani, perché il suono è il principio primo della creazione. L'intero cosmo è emerso dal suono. Il suono e la luce si muovono insieme, sono energie convertibili l'una nell'altra. Dunque volevo capire, se la vita è emersa dal suono, cosa produce il suono su questo corpo?
Era una ricerca che facevo per la razza umana, non volevo alcun potere per me, non volevo creare alcuna setta o dogma. Volevo esplorare la meditazione: questa è la mente conscia, questo è il subconscio, l'inconscio, attraverso il silenzio il subconscio viene alla luce, la parte inconscia si mostra, e dopo questo, cosa accade?
Dunque la meditazione. Ci si immerge profondamente nella propria coscienza per vedere se c'è qualcosa al di là o al di sotto della parte inconscia, di cui parla la psicologia. Quella che viene chiamata ricerca interiore è intrapresa a vantaggio della razza umana: se può accadere a un essere umano, è possibile per l'intera razza umana.
Ma coloro che seguono una ricerca interiore per acquisire potere, percezioni extrasensoriali, esperienze trascendenti, non sono affatto diversi da quelli che vogliono più soldi e più piaceri sensoriali. Quelli vogliono il potere economico o politico, questi i poteri trascendenti, ma la mente è la stessa. Quando non si ricerca per la propria ambizione egocentrica, per avidità o per desiderio egocentrico, ma a vantaggio della razza umana, allora la verità viene condivisa con gli altri compagni umani: la verità non ti appartiene, non l'hai acquistata, l'hai solo vista e la condividi con gli altri. Quando ti avventuri nell'educazione spirituale, l'educazione del sé, la meditazione, lo fai come membro della comunità umana. L'intera comunità trae beneficio da questo.
Anche la presenza ha il suo linguaggio, sia che comprendiamo o meno le parole. Essere insieme, passare un po' di tempo in silenzio insieme, ha una sua capacità di trasmissione. (...)
Alla luce delle tue parole possiamo sapere che cosa pensi delle comunità di religiosi che vivono ritirati dal mondo, in completo isolamento?
Non posso parlare dell'Europa in cui non ho vissuto, ma ho vissuto in India, dove ci sono monasteri hindu, buddhisti, giainisti, dove vivono monaci e monache. Non penso che essi abbiano avuto influenza su alcun movimento economico o politico, o che abbiano contribuito alla crescita economica e politica, o allo sviluppo della democrazia in India. Hanno mantenuto le proprie sette e hanno i propri seguaci. Hanno creato un ambito nelle società, hindu, buddhista, giainista, in alcun modo dannoso. Ma è una classe privilegiata che vive col denaro delle persone ricche. Quando diventi monaco o monaca non guadagni, quindi tutti i loro centri devono essere finanziati dai capitalisti. Dunque, in un certo senso nella società indiana questi due settori si sostengono mutualmente, proteggendo l'uno la sopravvivenza dell'altro. A parte il loro contributo positivo nel creare esempi di comportamento etico e morale, non penso che essi abbiano avuto un'influenza nella crescita del paese. Poiché vivono nell'isolamento, se vuoi unirti a loro, devi entrare in ritiro, venire iniziato e vivere con loro.
Ma io dico che la sfida è vivere in mezzo alla gente. Tu puoi essere un dottore, un ingegnere, un contadino, una casalinga; in tale vita, in tale ruolo puoi realizzare l'essenza della divinità, e agire nelle relazioni con la consapevolezza di ciò. Non è vivendo nell'isolamento fisico e creando monasteri, ma è nella vita dell'uomo comune, delle persone che devono amministrare se stesse che il cambiamento può aver luogo, se cambia l'approccio verso la spiritualità, il sadhana.
Altrimenti, ci sarà sempre una classe privilegiata che parlando di religione e di spiritualità, pretende che tu aderisca a determinati precetti e all'isolamento. E ci saranno le persone comuni che si inchineranno a loro; quindi da una parte gli eletti, i benedetti, e dall'altra noi, persone ordinarie. La spiritualità è per gli eletti e non per i contadini, non per persone ordinarie come voi e me. Io sento che dovrebbe esserci una rivoluzione in relazione a tutto ciò. La trasformazione interiore può avvenire qualunque sia la tua posizione. Solo quando non c'è attaccamento al passato l'atteggiamento verso i propri condizionamenti mentali cambia, e solo in questo caso, forse, la società può cambiare, non altrimenti.
Questi monasteri, questi ashram, che in India sono migliaia, hanno un valore relativo: se vuoi imparare l'hatha yoga, vai in un ashram per imparare, per disciplinarti, perché è impossibile farlo a casa propria, ma poi torna e vivi la disciplina a casa. Non ci devono essere gerarchie, una persona non è più in alto perché è un sannyasin, un rinunciante, uno che vive con i monaci o le monache. Un capofamiglia non è una persona da meno. La persona ordinaria è la spina dorsale della società, dell'economia, è colui che coltiva la terra, che fa i vestiti, che lavora come insegnante. È necessaria una rivoluzione in ambito spirituale.
Non dovete essere d'accordo con me, ho solo chiarito il mio approccio alla spiritualità.

Mt. Abu, 21 febbraio 2000



Vimala Thakar è nata e cresciuta nella tradizione del Mahatma Gandhi.
In un tempo in cui studiare era assolutamente eccezionale per una donna in India, Vimala-ji, come viene affettuosamente chiamata, riuscì a seguire e a completare gli studi universitari nel proprio paese e in Inghilterra.
Da sempre rivoluzionaria a livello spirituale e politico, per lei l'attivismo sociale è espressione della ricerca spirituale. Per quattordici anni ha fatto parte del movimento Bhoodan, che si prefiggeva di restituire la terra ai contadini, lavorando a stretto contatto con Vinôbâ Bhave. In quegli anni si dedicò all'istruzione dei disoccupati e degli analfabeti, creò campi di ricerca per l'energia solare, propose l'istruzione delle donne nei villaggi.
Come molti, ha conosciuto e ascoltato Krishnamurti. Il loro incontro, racconta Vimala, avvenuto nel 1956, ha marcato profondamente la sua ricerca. Fu per lei chiaro che la radice di ogni sofferenza è da ricercarsi nei meccanismi della mente, e che soltanto la libertà interiore conquistata dall'individuo ha una reale riverberazione sociale.
Per molti anni è stata impegnata in un'intensa attività di conferenze e incontri sulla meditazione in Oriente e in molti paesi europei, tra i quali l'Italia.
Ha scritto molti libri tra i quali ricordiamo Il mistero del silenzio e Vivere, pubblicati in Italia da Ubaldini.