La via del council |
dal libro di Jack Zimmerman The way of council |
Riprendiamo questo episodio che compare in apertura del libro non solo per
la sua solenne profondità, ma perché ci auguriamo che possa servire
da stimolo per riuscire a pubblicare, o comunque a vedere tradotto in italiano,
l'intero libro.
Da queste pagine abbiamo sempre cercato di prestare attenzione alle esperienze
che possono insegnare a tutti noi come vivere con più pienezza ed entusiasmo
all'interno delle forme di vita associata. Chiunque abbia partecipato ad associazioni
od organizzazioni di qualsiasi tipo non faticherà a richiamare alla memoria
i tanti motivi di travaglio e difficoltà incontrati nel gestire l'attività
insieme ad altri.
L'esperienza che viene presentato da Jack Zimmerman non può essere certo
la panacea a tutti i mali, ma certamente ci indirizza verso una dimensione nuova
di cui "il parlare e ascoltare dal cuore" costituiscono lo spazio
sicuro dove poter esplorare livelli più autentici di comunicazione. Questa
antica pratica, nata tra i nativi dell'America, è oggi ripresa e applicata
in svariati contesti che vengono illustrati nel corso del libro. La via del
council viene oggi riproposta anche all'interno della Peacemaker Community e
praticata, ad esempio, negli incontri nei piccoli gruppi durante il ritiro "Portare
testimonianza ad Auschwitz"
La nostra proposta è vedere se ci sono persone disposte
a contribuire economicamente all'uscita del libro, "prepagando" -
per così dire - un certo numero di copie prima della stampa. Solo così
infatti pensiamo sia possibile far fronte all'attuale mancanza di risorse da
parte della Rete di Indra per nuove imprese editoriali.
Potrebbe essere questo anche un modo per dedicare il libro (questo o altri futuri)
a una persona cara che si vuole ricordare, affidandone il ricordo a un'apposita
citazione da inserire nel volume.
Subito dopo il ritorno di Joe, il Governo Federale fece un'importante proposta
ai Pueblo circa uno scambio di terre e diritti minerari. Gli anziani convocarono
un council per decidere cosa fare e il nonno di Joe lo invitò a unirsi
al cerchio come testimone.
Joe aspettò che gli uomini entrassero nella kiva prima di scendere dalla
scala, tenendo sotto braccio la sua coperta arrotolata. Trovò un posto
dietro il nonno vicino al ripiano intagliato nel muro circolare su cui c'erano
vasi di terracotta, tamburi e fagotti fatti con pannocchie di granturco seccate.
C'era un fuoco accesso nel buco al centro del pavimento. Da un lato c'era la
grande pietra tradizionale che mandava riflessi e dall'altro lato la sipapu,
che rappresentava l'apertura nella terra attraverso cui i primi uomini arrivarono
dal Regno dei Morti.
Gli anziani sedettero in silenzio per alcuni minuti mentre Joe attendeva con
ansia l'inizio della discussione. Poi il capo dei Pueblo aprì un fagotto
blu e bianco e ne tirò fuori una pipa lunga circa 50 centimetri che aveva
a un'estremità piume e fili turchesi mentre l'altra estremità
era rivestita in cuoio. Anche senza averla mai vista, Joe sapeva che era 'il
bastone parlante" della tribù che veniva usato solo per i concili
importanti. Il capo tenne delicatamente il bastone nelle sue mani per un momento
e poi raccontò la storia di come il Cervo imparò a correre come
i mucchietti di erbe secche spinti dal vento secco del deserto. Joe ricordava
vagamente la storia dai tempi della sua infanzia trascorsa presso i Pueblo.
Quando finì di parlare, il capo passo il "bastone parlante"
all'anziano alla sua sinistra che raccontò una storia che Joe non aveva
mai sentito prima che parlava degli antenati che avevano costruito i Pueblo.
Andò avanti così, ognuno degli anziani aggiungeva il suo racconto
al cerchio, proprio come se stesse piazzando un prezioso ciocco sul fuoco della
cerimonia. Una parte di Joe ritornò bambino, deliziandosi delle storie
che avevano definito e sostenuto il suo popolo per generazioni. L'altra parte
di lui invece divenne sempre più confusa e irrequieta. "Quando si
metteranno a discutere la proposta del governo" si domandava. Anche se
le storie toccarono in lui qualcosa di molto profondo, erano passate già
quattro ore e la proposta non era stata menzionata nemmeno una volta.
Quando il "bastone parlante" tornò dal capo, Joe si sedette
ben ritto per non perdere nemmeno una parola della discussione che presumeva
sarebbe seguita. Ma il capo lentamente posò il bastone sul telo bianco
e blu e chiuse gli occhi. Tutti gli altri fecero lo stesso. L'unico rumore era
lo schioppettio del fuoco.
Nel silenzio della kiva insieme agli anziani, Joe ricordava i suoni dei tamburi
e dei canti della sua infanzia ma continuava a chiedersi quando sarebbe iniziata
la discussione. Dopo un'altra mezz'ora lunghissima, tutti gli anziani si mossero
insieme, come se lo avessero stabilito prima in silenzio. Non fu scambiata nemmeno
una parola. Non ci fu nessun dibattito. Poi, con grande meraviglia da parte
di Joe, gli uomini si stirarono le gambe che erano rimaste immobili per tutte
quelle ore, si alzarono e lasciarono la kiva uno alla volta, senza dire una
parola. Joe aspettò che fossero usciti tutti e poi si affrettò
a raggiungere il nonno.
"Che succede?" chiese bruscamente, con un po' di fiatone. L'anziano
represse un sorriso e continuò a camminare. "Pensavo che il concilio
avrebbe parlato della proposta" proseguì Joe confuso.
"E' quello che abbiamo fatto" disse il nonno con voce tranquilla.
"Ma io non ho sentito nessun dibattito e certamente non ho sentito nessuna
discussione" rispose Joe, ancora disorientato.
"Vuol dire che non stavi ascoltando" replicò il nonno, e perse
la sua battaglia con il sorriso. "Nel council si ascoltano anche i silenzi
tra le parole con le orecchie di un coniglio".
"Vuoi dire che si è davvero discussa la proposta e si è arrivati
a una decisione?"
"Sì".
"Nel silenzio?"
"E nelle storie", aggiunse il nonno ridendo.
In quel momento Joe capì cosa era successo e all'improvviso colse la
magia del council e sentì il suo legame con tutto ciò che era
accaduto nella kiva. Il modo in cui gli uomini avevano ascoltato e parlato,
portando ognuno il proprio contributo alla verità dell'intero cerchio,
gli apparve come un vero miracolo.
(da "Buone Notizie", anno 2000 n°1)